Francia, Elezioni 2017: Chi Sono i Candidati?

Undici candidati- nove uomini e due donne- gareggeranno al primo turno delle elezioni presidenziali francesi del prossimo 23 aprile. Ma lo scontro principale è tra cinque di essi; François Fillon, BenoÎt Hamon, Marine Le Pen, Emmanuel Macron, Jean-Luc Mélenchon; pronti a sfidarsi fino all’ultimo voto per conquistare un posto al ballottaggio del 7 maggio. Scopriamo chi sono e soprattutto i loro “assi nella manica” per vincere.

François Fillon- Les Républicains, centrodestra

Classe 1954, un lungo passato di parlamentare e numerose esperienze nei governi di centrodestra, tra cui quella di Primo Ministo durante il mandato di Nicolas Sarkozy. Uscito vincitore dalle primarie dei Républicains dello scorso novembre battendo il quotatissimo Juppé e lo stesso Sarkozy, sembrava avere tutte le carte in regola per aggiudicarsi un posto al ballottaggio e il suo ingresso all’Eliseo veniva visto come il coronamento finale della sua appassionata carrierra politica. Una campagna elettorale partita con l’accelleratore ma che è stata frenatadagli scandali legati ai presunti impieghi fittizi in Parlamento dati alla moglie Penelope (l’affaire verrà proprio ribattezzata Penelopegate) e ai figli. Un colpo pesante, insomma, che gli è quasi costata la candidatura all’Eliseo. Cattolico e tradizionalista, Fillon rappresenta l’anima conservatice e liberista del partito. Nel suo programma figurano delle importanti proposte di “rottura” come la fine della sacrosanta legge delle 35 ore settimanali e 110 miliardi di tagli sulla spesa pubbllica con la conseguente eliminazione di mezzo milione di posti di funzionari pubblici. Sul fronte sicurezza, il candidato gollista sfodera i muscoli e strizza gli occhi all’elettorato di Marine Le Pen con delle prese di posizione radicali in materia di immigrazione e di lotta al terrorismo. Inoltre, in politica estera, ha espresso categoricamente la necessità di un riavvicinamento alla Russia e ha lanciato una guerra al “totalitarismo islamico”, su cui ha pubblicato un libro dall’omonimo titolo. A meno di un mese dalle elezioni, i sondaggi gli attribuiscono un 18/19%, dietro Macron e Le Pen, che gli sbarrerebbe l’accesso al ballottaggio.

BenoÎt Hamon- Parti socialiste français, sinistra

L’ex ministro quarantanovenne della Pubblica Istruzione di Hollande si trova in una posizione poco invidiabile. Con la sua inaspettata vittoria alle primarie socialiste, gli tocca guidare alle elezioni un partito socialista spaccato, depauperato di consensi da Macron, e dunque ai minimi storici dopo il bocciatissimo quinquennio di Hollande. Il suo asso nella manica per sconfiggere l’ex competitor Manuel Valls (ex Primo Ministro) è stato puntare su un programma decisamente di sinistra e, secondo gli osservatori, “semi utopistico”. Nel suo programma troviamo la proposta di un “reditto universale” (un reddito base mensile per tutti o per certe categorie di persone, indipendentemente dal fatto che abbiano un lavoro o meno) con l’introduzione di un salario sociale di almeno 600euro per chi ha più di 25 anni, una tassazione sui robot per limitare i danni ai lavoratori ecc.. Ricoprono molto spazio le problematiche ambientali, mentre sui temi dell’immigrazione e della politca estera il candidato socialista appare confuso. La critica principale che è stata fatta al suo programma è che sia troppo poco dettagliato per quanto riguarda costi e benefici attesi dalle misure che ha proposto. Con una forbice tra il 12 e il 13% nei sondaggi si sta contendendo il quarto posto con Jean-Luc Mélenchon, il candidato della sinistra radicale. E’ altamente improbabile che ci possano essere dei margini di miglioramento.

Marine Le Pen, Marine Présidente (Front National), destra nazionalista

Incoraggiata dalla sorprendente vittoria di Donald Trump e dall’ascesa delle destre europee, la quarantanovenne leader nazionalista è convinta più che mai che il suo momento sia arrivato. La “figlia d’arte” della destra populista (anche se è difficile sentirla parlare di destra dal momento che si propone come un candidato trasversale) ha preso le redini del Front National nel 2011 e l’anno successivo ha corso per la prima volta alle elezioni presidenziali salendo sul podio in terza posizione. Successivamente, ha continuato la sua opera di “dediabolizzazione” del partito dal suo passato controverso prendendo le distanze dalle posizioni del padre Jean-Marie per poi metterlo alla porta. Con la sua leadership e complice sicuramente il difficile momento economico e sociale, il Front si è affermato come primo partito alle europee del 2014 e alle regionali del 2015 riuscendo ad inserirsi inesorabilmente nel sistema politico francese. La decisione di correre alle elezioni abbandonando la storica fiamma del Fn e puntando su “Marine Presidente” (ormai diventato quasi un brand) è strategica: evidenzia, infatti, la rottura con un passato scomodo e allo stesso tempo sottolinea la marcata personalizzazione del leader visto il successo conquistato dalla candidata a livello nazionale ed europeo. Invece, la scelta di una rosa blu come simbolo è assiomatica: da una parte la rosa è lo storico simbolo dei socialisti, dall’altra il blu è per antonomasia il colore dei conservatori. Da qui l’intenzione e la capacità di Marine Le Pen di conquistare voti dappertutto. Il suo programma, del resto, è molto chiaro: via dall’euro o, meglio, introduzione di una seconda moneta nazionale, referendum sull’uscita dall’Ue, fuori dalla zona Schengen, tolleranza zero verso la minaccia islamista e neo protezionimo economico. Con uno stabile 27% nei sondaggi, la Le Pen è in testa da mesi su tutti gli altri candidati. Scontata la sua presenza al ballottaggio dove sarà, però, tutta un’altra partita.

Emanuel Macron, En Marche!,centro

Classe 1977, una brillante carriera presso la Banca Rotschild e un biennio come ministro dell’economia di Holland, ecco Emmanuel Macron che, con il suo neonato movimento “En Marche!” (“In corsa”), è a tutti gli effetti la sorpresa di questa corsa presidenziale. Il candidato “outsider” (non ha mai ricoperto nessun incarico ellettivo) propone un programma riformista ed europeista, che intende occupare il centro politico rimasto vuoto, galvanizzando i consensi degli ex socialisti e gollisti rimasti delusi e disorientati. Tra le sue proposte, un ambizioso piano d’investimenti da 50miliardi in cinque anni, modifica della legge delle “35 ore”, un importante riforma della scuola. E’altamento probabile che il testa a testa finale sarà tra lui e Marine Le Pen ed è dato per favorito. Su di lui scommettono i mercati e i governi europei. Proprio per questo e per il suo passato nella Banca Rotschild, Macron è spesso additato dai suoi avversari come il candidato dei “poteri forti”, il che potrebbe essere “pericoloso” al momento dello scontro con la Le Pen.

Jean-Luc Mélenchon, La France insoumise, sinistra radicale

Il sessantancinquenne leader del movimento “France insoumise” (La Francia che non si sottomette) che ha ispirato lo spagnolo “Podemos”, è il principale rivale del socialista Hamon col quale si contende il ruolo di candidato egemone della sinistra. Abile oratore e ammiratore dichiarato di Chavez, Melenchon, malgrado la sua lunga carriera politica (è stato senatore socialista e attualmente è europarlamentare), si presenta come un candidato antisistema che intende abbattere la cosidetta “monarchia presidenziale“francese per dare vita alla VI repubblica.

A tre settimane dal primo turno delle elezioni, si stanno già delineando chiaramente gli scenari di quello che avverrà dopo. Il ballottaggio del 7 maggio dovrebbe essere il terreno di battaglia tra i due candidati che si definiscono “oltre la destra, oltre la sinistra”: da una parte il riformismo europeista di Macron e dall’altro l’antieuropeismo radicale della Le Pen. Due visioni non solo dell’Europa, ma del mondo e della società, diametramente opposte. Secondo i sondaggi, il candidato di “En Marche!” uscirebbe nettamente vincitore con più del 60% dei consensi (la Le Pen non superebbebe il 38%) per paura di una deriva estremista che porterebbe, a lungo termine, risultati nefasti sulla crescita del Paese.D’altra parte, come dicono certi osservatori internazionali, lo scontro Macron-Le Pen potrebbe rivelarsi una riedizione, in salsa europea, del Trump-Clinton di cinque mesi fa. E’evidente, però, che dopo la dimostrazione dell’inattendibilità dei sondaggi in seguito alla Brexit e all’elezione di Trump, la partita rimane completamente aperta fino alla fine.