Europee 2019: il vento è cambiato, un grande ribaltone e il paese diviso in tre

Oggi una nuova onda si è abbattuta in Italia, la Lega Nord di Matteo Salvini fa il pieno di voti e risulta il primo partito in Italia: rispetto alle Europee del 2014 passa dal 6,2%, risultato più basso in assoluto, al 34,3% miglior risultato nella storia del partito.

Il leader della Lega colleziona 2,15 milioni di voti, un risultato molto simile all’exploit del primo Berlusconi del 1994, che aveva raggiunto 2,95 milioni di preferenze; il vecchio Carroccio di Bossi diventa così, il primo partito italiano e probabilmente la seconda forza europea.

Il Partito Democratico, invece, perde il 18% dalle Europee del 2014, anche se rispetto alle elezioni politiche del 2018 recupera di circa 4 punti percentuali, infatti, Zingaretti attenua la disfatta di Renzi, traghettando il partito al secondo posto in Italia con il 22,7%.

Il PD alza la testa e si distingue in tutte le grandi città come Milano, Roma, Torino e Genova, forte del consenso dei centri storici, mentre le periferie passano alla Lega e tradiscono i Cinque Stelle: a Milano, il Partito Democratico è al 35,9 contro il 27 della Lega, è l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia il campione assoluto di preferenze, a Roma crollano i consensi dei 5S soprattutto fuori dal centro, che soffrono per l’effetto del governo del Campidoglio che ha in eredità una città complessa sotto tutti i punti di vista, in centro ai Parioli sfonda ancora il PD che torna ad essere il primo partito, anche a Torino crollano i consensi dei 5S in periferia che passano in gran parte alla Lega e il PD sale al primo posto trainato dal quadrilatero storico, all’Appendino, infatti, non bastano le ATP Finals per recuperare il 32% del 2016. A Venezia e Brescia risultati in controtendenza rispetto alle grandi città, dove la Lega fa incetta di voti e risulta il primo partito con notevole distacco dal PD.

In Piemonte si votava per le regionali, la coalizione di centro destra manda Chiamparino in pensione, che nonostante il feudo piddino di Torino, forte dell’amministrazione da sindaco per due mandati, non riesce a fermare l’ondata leghista in tutte le città piemontesi come Cuneo, Biella, Vercelli e Novara, che spingono Cirio a Palazzo Lascaris.

Il Piemonte è la quarta regione strappata dal centrodestra al centrosinistra dall’ inizio del 2019, dopo l’Abruzzo (il 10 febbraio), la Sardegna (il 24 febbraio) e anche la Basilicata (il 24 marzo).

Il grande ribaltone, come qualcuno lo definisce, è evidente e cambia notevolmente il consenso all’interno del governo gialloverde, dove nonostante i ministri in maggioranza siano 5S, è la Lega a godere del maggior consenso, ed è probabile che sfidi i grillini sulle grandi opere e sul decreto sicurezza.

Dal voto, emerge evidentemente come dopo un anno di governo i voti si sono, in percentuale, quasi dimezzati per i 5S, mentre quelli della Lega sono raddoppiati: l’alleanza giallo-verde va benissimo alla Lega e malissimo al Movimento 5 Stelle.

L’elettorato è molto malleabile e punisce i partiti nel giro di qualche anno, è di esempio il risultato di Renzi alle Europee del 2014, che porta il PD ad un risultato storico e dopo neanche due anni perde più di metà dei voti. Ma come cambia l’Italia dopo questo voto?

Per quanto riguarda l’ottica regionale, il Nord diventa tutto a trazione leghista, i 5S resistono al Sud e nelle isole e il PD si deve accontentare della sua roccaforte in Toscana, dove rimane però tallonata dalla Lega. Emerge chiaramente un’immagine di un’Italia spaccata tra Nord e Sud, che si ripropone anche nelle città, dove le periferie si appoggiano alla Lega o ai 5S e i centri storici al PD.