Ciò che davvero lascia sorpresi è la modalità con cui il governo di Pechino sta cercando di ottenere la supremazia della zona: stando a quanto ci riporta un lungo reportage prodotto da Rupert Wingfield-Hayes per la BBC, la Cina sta fabbricando isole artificiali, dragando dai fondali marittimi roccia e sabbia.
Come ci spiega Wingfield-Hayes nel suo report, alla base di tale insolita iniziativa sta il ritardo con cui la Cina si è mossa nella caccia alle principali isole situate nel Mar Cinese Meridionale. Fino al 2012, esso infatti non rappresentava una priorità nella politica estera cinese, e così le potenze confinanti hanno avuto buon gioco ad assicurarsi tutti i lembi di terra più rilevanti dal punto di vista strategico, mentre all’ex Impero Celeste non è rimasto che qualche atollo, troppo piccolo per poter essere di una qualche utilità strategica.
Lo scopo delle isole artificiali è proprio quello di colmare il gap con le altre nazioni sud asiatiche. L’obiettivo è di espandere gli atolli già di proprietà del governo cinese, o creare dal nulla nuove terre emerse, di grandezza sufficiente ad ospitare basi militari: il Johnson South Reef, ad esempio, da semplice scogliera verrà ingrandito fino a permettere il decollo e l’atterraggio di aerei militari, assumendo un’importanza strategica paragonabile a quella di una portaerei.