Fast-Fashion Industry: Magliette a 2 euro e la Coscienza dei Consumatori

Revved-Retail-Resized

L’industria della moda conosciuta come “fast-fashion industry”, rappresentata da marchi come Zara e H&M,  grazie ai prezzi estremamente bassi e al design accattivante dei loro prodotti ha consentito a molte aziende, anche in tempi di crisi di domanda come quelli odierni, di aumentare la loro crescita. Ma il susseguirsi di scandali per le loro logiche di produzione sta scoprendo il loro punto debole: la coscienza dei consumatori.

Prezzi bassi e introiti enormi.

Come detto, a dispetto dei prezzi estremamente concorrenziali le grandi catene della fast-fashion registrano introiti da capogiro. Zara ad esempio ha chiuso il 2013-14 con un utile netto in crescita dell’1% a 2,37 miliardi di euro, mentre il fatturato è aumentato del 5% a 16,72 miliardi di euro. Se queste cifre non aiutano a farvi un’idea vi basti pensare che, stando a Forbes, il fondatore di H&M, Stefan Persson, è il 28esimo uomo più ricco del mondo mentre lo spagnolo Amancio Ortega, fondatore del gruppo Inditex proprietario di Zara, è al quarto posto della stessa classifica. Sono davanti a petrolieri sauditi, il fondatore del marchio Nike e finanzieri del calibro di George Soros.