Giovani alla Riscoperta della Filosofia: le “Romanae Disputationes”

“È la sfida che sta di fronte anche alla nostra comunità nazionale, e a quella di cittadini europei: fare dei percorsi educativi un luogo di creatività e crescita intellettuale e spirituale, rendendo la scuola un luogo di educazione alla libertà”. Con queste parole il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha introdotto l’edizione 2015 delle Romanae Disputationes, dal titolo “’Libertà va cercando, ch’è sì cara’. L’esperienza della libertà”. Il concorso si è tenuto alla Pontificia Università Urbaniana di Roma dal 12 al 14 febbraio e ha riunito circa 800 ragazzi provenienti dalle scuole superiori di tutta Italia per prendere parte alla seconda edizione dell’evento, organizzato dall’associazione ToKalOn-Didattica per l’eccellenza.

Anche quest’anno, l’evento ha avuto un grande successo, ma soprattutto ha testimoniato il bisogno e la recettività da parte dei giovani studenti italiani rispetto a problematiche che, troppo spesso, vengono taciute o messe in secondo piano, tanto in ambito accademico, quanto dal senso comune contemporaneo.
Per questo, Smartweek ha intervistato Marco Ferrari, direttore delle Romanae Disputationes, il quale ci ha raccontato l’edizione di quest’anno, ma anche le esigenze da cui è scaturito il concorso e l’importanza di progetti di questo tipo all’interno del panorama culturale  e didattico italiano e, in generale, internazionale.

Cosa sono le Romanae Disputationes? Qual è l’idea che ha dato origine all’evento?

Sono un concorso nazionale di filosofia, attraverso il quale si intende risvegliare l’interesse di giovani e docenti nei confronti della filosofia e del suo insegnamento. L’idea originaria è quella di mettere a tema le grandi domande filosofiche, senza attardarsi su particolarismi e tecnicismi da accademia, toccando così il cuore dei grandi problemi che hanno innervato tutta la storia del pensiero filosofico. La volontà è quella di mettere in comunicazione reale il mondo della scuola con quello accademico, insegnare ai ragazzi che la cultura non è settoriale, per topi da biblioteca, ma riguarda la vita. Vogliamo poi mostrare che il lavoro in squadra, condiviso fra persone di scuole e città diverse, è un arricchimento reale per tutti e che quindi la filosofia non è un sapere sterile, noioso, ma entusiasmante, poiché mette in moto tutte le forze della vita dell’uomo oggi come 2.400 anni fa nell’Accademia Platonica. Abbiamo la pretesa di godere della bellezza della conoscenza e lo facciamo contenti con i nostri allievi e con i nostri colleghi. Quella appena conclusa è stata la seconda edizione, dopo quella dell’anno scorso sulla natura e le possibilità della ragione umana, e ha ruotato intorno al tema della libertà.

Perché proprio il tema della libertà?

Perché l’anno scorso, interrogandoci appunto sulla natura della ragione umana, coi Professori Costantino Esposito, Enrico Berti e Mario De Caro, è emersa con evidenza l’implicazione della dinamica della libertà in ogni attività della ragione: l’atto conoscitivo è un atto libero. La libertà sembra essere una dimensione misteriosa, difficile da spiegare, ma con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni. È un tema molto ampio, che però si presta a risvegliare ogni soggetto. I recenti fatti d’attualità (come gli attentati di Parigi, i rapimenti e le esecuzioni da parte dell’Isis, il conflitto in Ucraina, ndr) hanno fatto vibrare ancor più questa domanda negli studenti e in noi docenti, come ha dimostrato la vitalità dei lavori presentati al concorso.