Ottanta giorni. Tanto manca all’avvio dell’attesissimo Expo 2015 di Milano. Atteso per noi, naturalmente. L’Italia intera sa di scommettere molto su questo evento. Sa che la posta è alta perché la riguarda intimamente. La cultura del cibo e del suo indotto, tema a cui si rifà l’esposizione di quest’anno appunto, costituisce l’essenza e la colonna portante del nostro Bel Paese. Intere economie sono nate grazie a un unico prodotto tipico, interi distretti lavorano nonostante la crisi perché un bene culinario di eccellenza riconosciuto internazionalmente lo consente. E non in un caso solo, si intende. Le opportunità che abbiamo mancato di sfruttare in questo senso (e sono molte) gridano vendetta e sperano di emergere nel corso dei sei mesi di evento. Nel frattempo, Milano e l’hinterland si rinnovano per l’occasione, nonostante i classici ritardi e malfunzionamenti che ci contraddistinguono. Numerosi dibattiti e incontri nascono in questi giorni per spianare la strada da un punto di vista culturale, uno su tutti l’Expo delle idee dello scorso sabato all’Hangar Bicocca che ha visto l’intervento, tra gli altri, del premier Renzi. Perché si sa, alle occasioni importanti bisogna arrivare preparati e l’Italia porta con sé in bella mostra primati notevoli proprio relativi al tema. Cibo, prodotti tipici, tradizione, cultura, agricoltura, patrimonio forestale e boschivo. Intorno a questi cluster si snodano i nostri successi. E noi ve li proponiamo, sperando di infondere un vento di ottimismo da qui all’inizio effettivo del grande Expo 2015.
5. Valore aggiunto dell’agricoltura
Tra i 27 paesi dell’Unione Europea, l’Italia vanta il numero più alto in riferimento al valore aggiunto realizzato dal settore agricolo. Più del doppio della media, precisamente. Addirittura il triplo rispetto al Regno Unito e il 70% in più rispetto ai vicini d’oltralpe. Non è finita, parlando di agricoltura non si può non dire che siamo primi anche a livello occupazionale, con 7,3 addetti per 100 ettari a fronte di una media UE di 6,6.
4. Minor impatto ambientale del settore agricolo
Forse non fa notizia eppure è un dato che merita di essere ricordato e ribadito: l’Italia produce il 35% in meno di emissioni di gas serra rispetto alla media UE, con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal comparto. Vale a dire il 12% in meno della Spagna, il 35% in meno della Francia, il 39% in meno della Germania e il 58% in meno del Regno Unito.
3. Sicurezza alimentare
Non solo cosa mangiamo ma anche come trattiamo ciò che mangiamo. Anche in questo campo l’Italia vanta primati: possiede il minor numero di residui chimici sui prodotti alimentari (0,2 %), dopo averli diminuiti di un terzo rispetto all’anno precedente. La nostra quota è inferiore di 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e oltre 30 volte minore rispetto a quella dei prodotti extracomunitari (6,3%).
2. Agricoltura biologica
Le nostre imprese bio sono ben 43852 e ci proiettano dritti al primo posto per numero nel settore, rappresentando ben il 17% in UE. Numeri elevati, se si pensa che generalmente la cultura biologica fatica a prendere piede diffusamente tra il grande pubblico. Siamo seguiti dalla Spagna, con il 12% e dalla Polonia, con il 10%.
1. Prodotti distintivi
Per prodotti distintivi si intende tutti quelli raggruppati nelle categorie denominate Dop, Igp, Doc e anche i prodotti a specialità tradizionale regionale. L’Italia ne annovera 268 tra Dop e Igp oltre a 4813 specialità tradizionali. Si pensi al solo settore vinicolo: l’Italia conta 332 vini Doc, 73 Docg e 118 Igt. Siamo seguiti a considerevole distanza da Francia (207) e Spagna (162).