A volte i numeri non dicono tutto. Oltre 10 milioni di visualizzazioni su Youtube, 113mila like su Facebook, 8 mila su Twitter e una fama ormai diffusa in tutta Italia. Un successo clamoroso quello de “Il Pagante”, dai suoi video alle sue hit. Eppure dietro i numeri c’è di più, come sanno bene Guglielmo Panzera e Alfredo Tomasi, studenti di Milano il primo in Bocconi e il secondo allo Iulm, fondatori nel 2010, all’ultimo anno di liceo, della pagina Facebook da cui è nato il loro successo. E oggi, sei canzoni più tardi e un’infinità di ore di lavoro più tardi, i due sono imprenditori del loro progetto musicale e sociologico che diverte e fa discutere. Che funziona. E che fattura.
Questo novembre hanno firmato il loro primo contratto con la Warner. L’ultimo passo di un’avventura partita da lontano, quasi per gioco, quando anche i volti dei cantanti che oggi riempiono le copertine erano quelli di semplici amici e il primo video lo si girava con lo smartphone. Smartweek li ha incontrati per conoscere i perché di un exploit inatteso che ha fatto di un nuovo modello di business la sua arma vincente.
Quando avete capito che “il Pagante” poteva trasformarsi in qualcosa più di un gioco?
“Soltanto col tempo. Agli inizi non era che un progetto nato per ridere e divertirsi facendo dell’ironia su determinati atteggiamenti diffusi tra i giovani, soprattutto a Milano. Non avevamo alcun piano di sviluppo né strategie specifiche. Certo, la voce girava, il trend diventava virale e le visualizzazioni su Youtube ci hanno fatto piacere, ma lì per lì in ballo non c’era nulla…”.
Poi, però, la svolta.
“Tutto è cambiato quando abbiamo iniziato a fare serate in discoteca, ovvero due anni fa, poco dopo l’uscita di Balza. Lì è nato il nostro business: la prima serata è stata la notte di Halloween del 2012 all’Albikokka di Genova e da lì non ci siamo più fermati (basta dare un’occhiata all’agenda, week end occupati per i prossimi 4 mesi, n.d.r.)”.