Il presidente del Napoli, Aurelio de Laurentiis, torna a chiedere un cambio di passo alle istituzioni calcistiche nazionali e internazionali per consentire ai club e a chi li finanzia di programmare investimenti a medio-lungo termine. Una possibilità che, secondo il produttore cinematografico che ha fatto tornare grande la società partenopea, è attualmente frenata dal modo in cui sono organizzate le competizioni sia a livello nazionale, con una Serie A a 20 squadre sempre meno spettacolare e sempre meno vendibile all’estero, e a livello internazionale, con la dicotomia tra la ricca Champions League e un’Europa League ancora cenerentola sotto il profilo finanziario.
“Perché l’Europa League? Perche’ non portare la Champions a sei squadre per Italia, Spagna, Germania, Inghilterra?”, ha fatto notare de Laurentiis nel corso della presentazione del libro Il Calcio conta, annuario di infografiche nel Pallone scritto da Michele Uva, Gianfranco Teotino e Niccolò Donna e presentato oggi al Foro Italico. “Perché cercare di far fratturare le ginocchia e le caviglie a giocatori sottoponendoli a tante partite? Perché rinnegare il pensiero condivisibile di chi è proprietario di tv e dice che tutte queste partite ci pesano, non le vogliamo, ci costano? E’ un tavolo che deve essere aperto”, ha aggiunto il presidente del Napoli, che ha lanciato il suo appello alle istituzioni calcistiche, a partire dal presidente della Figc, Giancarlo Abete: “Serve guardare verso il futuro e creare un’economia del calcio che permetta ai presidenti di essere veri imprenditori”.
De Laurentiis non ha risparmiato qualche battuta al veleno allo stesso Abete: “E’ una persona a modo che ha dato inizio a un nuovo corso. Vive in maniera antica i castighi che deve propagare a chi lo finanzia. Ho saputo che ha castigato la Serie A, non ascoltando, e all’improvviso ha abolito le comproprietà. La Figc ha sempre tenuto la mano sulla testa del calcio italiano”.
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