Sono passati ormai più di dieci anni dal Mondiale che ha visto un’Italia inarrestabile e vincitrice, ma il ricordo resta indelebile anche nella mente di coloro che non si considerano assidui tifosi. Risuona nelle orecchie il coro “po po po” che si eleva nelle piazze gremite, simbolo di un’unione nazionale che raramente si riesce a raggiungere.
Ebbene, gli azzurri questa volta i Mondiali li vedranno da casa, proprio come sessant’anni fa, con la delusione e la rabbia dei sostenitori della squadra che hanno maledetto l’immutato “zero a zero” del ritorno contro la Svezia.
Il calcio però si inscrive, almeno in parte, anche nello scenario degli affari, contribuendo a stimolare le vendite e attraendo sponsorizzazioni e pubblicità: la mancata qualifica si traduce così in un danno economico rilevante, che in molti hanno cercato di quantificare. Guido Surci, Chief Strategy & Innovation Officer per l’Italia di Havas Media Group, ha stimato che i mancati guadagni si attestino tra i 50 e i 70 milioni di euro.