L’esito del referendum sulla Brexit ha posto l’interrogativo di come questo fatto impatterà sul futuro del calcio europeo.
A livello regolamentare credo non ci saranno sorprese: al di là della questione extracomunitari, che contrariamente a quello che sostengono in molti secondo me sarà risolta senza grandi problemi, non è interesse della UEFA privarsi del ricco mercato inglese né è interesse delle squadre inglesi privarsi degli euro della Champions League, ergo probabilmente non cambierà nulla.
L’impatto maggiore potrebbe invece verificarsi a livello valutario: un cambio euro/sterlina (EUR/GBP) che dovesse fluttuare molto potrebbe creare alcune difficoltà gestionali, soprattutto alle squadre inglesi. Più grandi saranno le fluttuazioni, più difficile sarà gestirle e più pesanti saranno le conseguenze.
Il consenso unanime è per una svalutazione della sterlina contro tutte le principali valute.
In effetti, già all’alba del 24 giugno, quando si delineava la vittoria della Brexit, il cambio EUR/GBP passava rapidamente da 0.7618 a circa 0.8303 (alle 6 del mattino; +8,99%), per poi chiudere a 0.8138 (+6,20%) (tradotto per i non addetti ai lavori significa che al mattino con 1 euro compravo 0,76 sterline, mentre alla sera ne compravo di più: 0,83; cioè la sterlina valeva meno contro l’euro). Peggio andava il cambio contro dollaro (GBP/USD), che chiudeva a 1.3639 con una perdita del -9,10% (ossia al mattino ci volevano circa 1,5 dollari per compare 1 sterlina, mentre alla sera ne bastavano solo 1,36).
Mentre scrivo, da quella notte la sterlina ha perso l’11% contro l’euro e circa il 14% contro il dollaro, ed il trend è in direzione di un’ulteriore svalutazione.
Vediamo quindi come una svalutazione della sterlina potrebbe impattare sui bilanci delle squadre inglesi.