“Preparatevi ad un nuovo ordine mondiale”. Con queste parole Bloomberg ha commentato le ultime proiezioni economiche per il 2030 stilate dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e riportato con un grafico qui sotto. Fra 15 anni dunque nell’economia globale cambierà qualcosa. Gli Stati Uniti rimarranno sì i leader mondiali, con 24.800 miliardi di dollari di prodotto interno lordo (la previsione del 2015 è di 16.800 miliardi) ma il loro valore sull’economia mondiale passerà dal 23% del 2015 al 20% del 2030. Un declino dovuto alla crescita di altri paesi emergenti. Tra questi la Cina, il cui Pil crescerà di due volte rispetto ad oggi.
Un trend che porterà il paese asiatico a raggiungere quasi la potenza americana. A fare il salto da gigante sarà però un altro paese asiatico, l’India (considerato dal Fmi come “il punto luminoso nel panorama globale”), che dall’ottavo posto del 2015 salirà al terzo scavalcando Brasile, Regno Unito, Francia, Germania e Giappone. Ed è proprio il Paese del Sol Levante a pagarne il prezzo politico più alto. Il Giappone, che è stata una delle economie “ruggenti” fino allo scoppio della sua bolla speculativa scoppiata nei primi anni ’90, scenderà al quarto posto complice i decenni di stagnazione. E l’Italia? Secondo le stime scenderà di due posizioni uscendo dalla top ten delle maggiori economie globali. Questi numeri vanno però presi con enorme cautela, spiega Bruce Kasman, capo economico a JPMorgan. “Ci sono un sacco di variabili. Ad esempio se la Cina cresce del 4% invece del 6% previsto, o se l’India cresce del 3 invece dell’8, ecco che si avranno fra 15 anni altri numeri rispetto a quelli previsti oggi”.