Che meraviglia. È finalmente fra noi l’ennesimo pretesto per il plotone di antropologi del ferragosto di uscirsene con esternazioni brillanti, originali e inaspettate tipo “la gente sta impazzendo” e “dove andremo a finire” che in confronto “Venezia è bella ma non ci vivrei” è il manifesto futurista.
Tutto merito di PokémonGo, la neonata app di Niantic, spin-off di Google, che ha fatto impennare le azioni di Nintendo dell’86% in una settimana, aggiungendo qualcosa come 15 miliardi di dollari al suo valore di mercato. Non solo: ha superato (per la prima volta nella storia) il porno quanto a ricerche sul web e umiliato Spotify, Netflix e Twitter quanto a base d’utenti (solo sui dispositivi Android, quasi 6 milioni al giorno). Ha fatto licenziare un barista neozelandese con tanto di encomio paterno “sapevo che un giorno saresti diventato famoso, figliolo”, ha portato un uomo in Florida a sparare a due ragazzi fermi in macchina sotto casa sua scambiati per ladri, ha popolato Central Park di persone che abbandonavano le proprie auto a motore acceso per catturare Charmender e Vaporeon, e ha persino scomodato la comunità egiziana, turca e islamica i cui imam e massimi esponenti teologici l’hanno dichiarato al pari dell’alcol, illegale e proibito.
Il fenomeno, però, è visibile anche nel nostro piccolo. L’altro giorno ero a pranzo con dei colleghi e uno punta il telefono verso di me, non per immortalarmi mentre mi sbrodolo con la pizza di Fresco e Cimmino ma per vedere se per caso sulla mia faccia sarebbe comparso un Pokémon. La cosa bella è proprio questa: coinvolge tutti. Ci livella, in un modo in cui neanche il Marx più ottimista avrebbe pronosticato. Dal liceale cannaiolo al banker in carriera, nessuno sembra in grado di resistere alla rivisitazione di una moda che quindici anni fa ha conquistato tutti. Compresa me, che conservo ancora i giochi del Gameboy, le carte, le videocassette e la capacità negoziale di quella volta in cui convinsi una mia amica a scambiare Pidgey per un rarissimo Snorlax brillante.
Sì, è strano. È strano sentire l’amico che ti propone “andiamo in Sempione a cercare i Pokémon?” o il fidanzato che “amore scusa ma mi era comparso Rattata, ti prometto che stasera faccio Dugtrio”. È strano anche vedere le persone andare in giro tipo alba dei morti viventi o fissare imbesuite lo schermo dell’iPhone mentre camminano. Ma vi voglio svelare un segreto: lo facciamo già.
È molto facile attribuire a PokémonGo ogni causa di questa nuova ondata di alienazione, così come è molto comodo scandalizzarsi per la volontà di tanti di tuffarsi in una realtà che non è quella effettiva poiché aumentata (letteralmente, dei pokémon) e diminuita (momentaneamente, dei pensieri). Ma davvero pensate di sembrare più intelligenti per chi vi guarda in metro, in treno, per strada, al bar e al ristorante mentre scorrete la home di Facebook? Mentre mettete i cuoricini su Instagram e le stelline su Twitter? Mentre filmate quello che vi circonda per farlo diventare una storia di Snapchat? Mentre parlate da soli producendo note vocali su Whatsapp? Mi duole moltissimo rivelarlo ma no, non lo sembrate. E la cosa divertente è che vi sentite anche nella posizione di poter sparare a zero su chi fa la stessa identica cosa su PokémonGo perché bè, è un gioco infantile. Mica come gli altri social, che invece sono piattaforme della Crusca sponsorizzate dall’accademia dei Lincei in cui si dibatte di arte neoclassica e in cui diamo il meglio di noi stessi, dal post sul bruciare tutti gli islamici alla foto con la citazione di Socrate scritta con la nivea intorno al capezzolo.
Non so se rimarrà una moda passeggera o diventerà un fenomeno sociale in grado di competere con gli altri anche sul lungo periodo. Ciò che so è che non è niente di peggio di ciò che già esiste. Anzi: non c’è la chat per provarci, non c’è il like per comunicare “na botta te la darei ma non me la sento di dirtelo apertamente”, non c’è niente di malizioso, subdolo o vendicativo. Certo, probabilmente il “vieni a vedere la mia collezione di Pokémon” diventerà la nuova frontiera della seduzione, ma la trovo molto più simpatica di un “mmm assomigli troppo alla mia proxxima fidanzata” tra le spam di messenger. E per chi ancora insiste con la propria convinzione di atavica superiorità, ricordatevi che chi cattura un Ekans ha il Pokédex più pieno dei vostri boxer.