Ormai si sa, ai Mondiali in Brasile fa un caldo torrido con punte elevatissime di umidità. Da pochi giorni è iniziato il Ramadan e sono ancora molti i giocatori musulmani ancora in corsa con le rispettive nazionali.
Dopo l’addio di Nigeria e Algeria, sono infatti rimasti ancora giocatori francesi e tedeschi (Özil, Khedira e Mustafi), così come pure gli svizzeri Xherdan Shaqiri, Gökhan Inler, Valon Behrami, Haris Seferovic e Granit Xhaka. A chi gli chiedeva che cosa pensasse circa l’osservanza del Ramadan da qui in avanti durante i Mondiali, Inler ha risposto: “Non credo sia un buon momento per discussioni in merito al Ramadan. Abbiamo molte cose a cui pensare, e abbiamo bisogno di lavorare bene. Credo che nessuno nel gruppo al momento intenda seguirlo“. Gli ha fatto eco Behrami: “Specialmente con il clima che c’è qui, con il caldo a tratti insopportabile, abbiamo bisogno di conservare le energie. Mangiare e bere è fondamentale in questo momento. Rispettiamo sì il Ramadan, ma lo seguiremo quando saremo tornati a casa, adesso non è il momento”.
Anche tra i Belgi ci sono musulmani, come Moussa Dembele, Nacer Chadli, Januzaj e Fellaini. Chadli non lo seguirà, Madjid Bougherra, capitano della nazionale algerina, aveva invece dichiarato che: “La cosa più dura è idratarsi. Ma si può fare, il clima è buono. A titolo personale, vedrò in base al mio stato fisico ma penso di farlo”. L’eliminazione di ieri, in ogni caso, risolve i problemi.
Ma i calciatori islamici sono tenuti a rispettare il digiuno rituale dall’alba al tramonto? Per essere precisi, per essere esentati dal digiuno serve una fatwa, ovvero il pronunciamento di un’autorità. Sono esenti di diritto coloro che sono in viaggio, i minorenni, gli anziani, i malati di mente, i malati cronici, le donne in stato di gravidanza o che allattano, le persone in età avanzata, nel caso che possa comportare un rischio per le loro condizioni di salute.
Nei giorni scorsi Muhammad Sharif Qaher, esponente del Supremo Consiglio Islamico, ha lanciato una fatwa favorevole all’esenzione. Con motivazioni che però sono apparse subito piuttosto fragili: «La sharia prevede eccezioni per gli islamici in viaggio». Anche lo sceicco El Quassimi, altro membro del Consiglio Islamico, ha la stessa visione. Precisa che “i giocatori devono restare nell’intenzione di digiunare fino a quando inizia a giocare”. In pratica se un giocatore rimane in panchina deve continuare il digiuno finché l’allenatore non decide di farlo entrare sul campo.
Altri ulema hanno subito ribattuto che queste eccezioni sono legittime se ci si trova lontano da casa «per curare una malattia, per motivi di studio o per il jihad, ma non per giocare a calcio». Mezut Ozil, tedesco di origini turche e musulmano, ha già fatto sapere di sentirsi esentato per “motivi di lavoro”. Un’interpretazione del Corano molto elastica e personale. Muhammad Mekerkeb, ulema in disaccordo con lo sceicco Qaher, ha ribadito che «Dio sta con chi digiuna» e che proprio per questo la squadra algerina potrebbe vincere. Mekerkeb è sostenuto anche da Djeloul Hdjimi del coordinamento degli imam che ritiene che la FIFA debba pensare di cambiare le regole prevedendo match anche in notturna.