Pare ci sia ancora una piccola possibilità per il Regno Unito di rimanere nell’Unione Europea nonostante il voto pro-Brexit dello scorso giugno. O almeno, questo è ciò che rivela la nuova ricerca pubblicata dagli analisti di Morgan Stanley, Jacob Nell e Melanie Baker.
Secondo i due economisti la possibilità legata alla permanenza del Regno Unito nell’Unione potrebbe non essere del tutto eliminata dal tavolo delle trattative.
L’opzione “rimanere nell’UE” sarebbe piuttosto improbabile (secondo gli economisti di Morgan Stanley, questa possibilità ricopre solo il 10% delle restanti opzioni sul tavolo) ma rimane comunque una possibilità da non escludere.
“Sarebbero necessari tre passaggi per invertire i risultati del referendum” dicono in coro Nell e Baker. Ecco quali sono:
- Dovrebbero essere indette nuove elezioni o, per lo meno, l’attuale governo dovrebbe dimettersi prima delle prossime elezioni previste per maggio 2020;
- Dovrebbe mettersi in evidenza un forte gruppo politico di opposizione che voglia rimanere all’interno dell’Unione europea;
- La conseguente vittoria dell’opposizione anti-Brexit alle elezioni anticipate.
Secondo gli economisti di MG “per avere delle elezioni anticipate prima di maggio 2020, il governo attuale dovrebbe ricevere un voto di sfiducia. Sfiducia che sembra plausibile se si considera la risicata maggioranza (Exhibit 7) e le divisioni interne legate all’argomento Brexit del partito conservatore (Exhibit 8)”.
Nonostante ciò, Morgan Stanley ha assegnato questa volta una percentuale minore di probabilità di permanenza dello stato anglosassone rispetto alle precedenti previsioni. Il motivo è strettamente politico.
“L’opposizione – spiegano gli economisti – non ha sostenuto in modo chiaro una campagna pro Ue. Corbyn, appena rieletto leader del partito laburista con un nuovo mandato, non si è lanciato in strali contro chi ha votato per la Brexit. Inoltre, stando ai sondaggi, il partito laburista è in caduta libera. Possiamo dire che c’è una probabilità del 66% di elezioni anticipate, una probabilità del 25% che l’opposizione promuova la possibilità di permanenza nell’Unione Europea e una probabilità del 50% che la stessa opposizione vinca. Anche se queste previsioni si avvicinassero alla realtà, la probabilità del “remain” sarebbe ridotta dal 15% al 10%“.
Nell e Baker sostengono comunque che la possibilità di rimanere nell’Unione Europea sia minore di quella che vede l’applicazione di una ‘soft Brexit’: “C’è ancora speranza in una ‘soft Brexit’ in cui il Regno Unito conserverebbe comunque il suo accesso al mercato unico europeo. I negoziati non sono ancora iniziati e l’uscita dall’Unione non è prevista prima del gennaio del 2019”.
Non ci resta che aspettare.