Dal 31 ottobre, il Teatro Nazionale di Milano è stato invaso dagli Strilloni di Newsies, che resteranno in cartellone fino al 27 dicembre. Chi di voi ne ha mai sentito parlare?
La storia originale, targata Disney e diretta da Kenny Ortega, è del 1992: News Boys forse era un progetto ambizioso, per l’epoca, e raccontare le avventure rivoluzionarie di un gruppo di strilloni – sindacati, scioperi e diritti dei lavoratori – non attirava il pubblico. Il protagonista del film è un giovanissimo Christian Bale, quando ancora non si era infilato nei panni del Cavaliere Oscuro ma già combatteva contro le ingiustizie, opponendosi ai giganti dell’editoria dell’epoca – il lungometraggio racconta fatti realmente accaduti; quando Batman faceva lo strillone, tuttavia, la carta stampata era troppo scontata per il grande pubblico: non c’era l’esigenza di celebrarla, era l’unico modo per comunicare. Internet e la stampa digitale erano ancora un futuro quasi fantascientifico, troppo lontano per pensare che solamente 8 anni dopo ci sarebbe stato il boom tecnologico e i nativi digitali. News Boys uscì comunque in VHS e, misteriosamente, divenne presto un vero e proprio cult: molti successi non sono chiari nemmeno ai registi, ma fatto sta che il musical vero e proprio – inizialmente messo in scena in un piccolo teatro del New Jersey – è nato vent’anni dopo, a furor del popolo che invocava una trasposizione sul palcoscenico del film diventato un fenomeno di culto.
Detto, fatto.
Alan Menken, il re Mida delle colonne sonore targate Disney, ha scritto le musiche, Jack Feldman i testi e Harvey Fierstein il libretto. Inutile dire che il musical fu un vero e proprio successo di pubblico, talmente acclamato da meritarsi il balzo alle stelle e ai palcoscenici di Broadway, la Mecca di qualsiasi rappresentazione teatrale. 1004 repliche, 2 Tony Awards (8 nomination totali) e orde di fan adoranti che cantano con gli strilloni. Questi i numeri, e sono stratosferici per un prodotto nato solo nel 2012. Milano ha avuto il privilegio di ospitare il primo adattamento italiano dell’acclamato musical: i testi sono stati tradotti in italiano e le scenografie modificate (il Team Creativo che ci ha lavorato è di tutto rispetto), ma lo spirito originale di passione ed energia – nonché l’entusiasmo tipicamente Disney – sono rimasta intatte. Da parte mia, invece, ho avuto la fortuna di poter intervistare la gentilissima Giulia Fabbri, l’attrice che interpreta una dei protagonisti dello spettacolo: Katherine Plumber. Giulia ha un grande sorriso, tanti ricci e un’allegria davvero contagiosa. È cresciuta con i cartoni Disney, e l’essere stata presa in una così grossa produzione proprio sotto questa casa di produzione è un sogno che si realizza.
Conoscevi già questa storia, ne avevi mai sentito parlare?
Sì, l’ho conosciuta quando studiavo, dato che quando è uscito nel 2012 fece tantissimo successo; cominciarono a diffondersi i video dei Tony Awards, gli “oscar” del teatro americano e io stessa iniziai a vedere questi video, con queste coreografie pazzesche. Inoltre, nel 2013 andai a New York a trovare un’amica e adottai tutti i metodi “pezzenti” per beccare i biglietti: lotterie, fila al botteghino alle 6 del mattino per prendere i primi 10 biglietti a venti dollari. Vinsi la lotteria di Newsies e riuscì, con 10/15 dollari, a vedermi lo spettacolo in sesta fila. Rimasi paralizzata, sconvolta, una meraviglia; uscì dal teatro saltando. Così l’ho conosciuto integralmente, mentre il film me lo sono andata a vedere quando mi hanno confermato che avrei fatto lo spettacolo; tra le varie cose, ho guardato il film perché ero incuriosita dal mio ruolo sulla pellicola e scoprì che il mio personaggio non c’è: è un giornalista uomo di mezz’età, con i baffi. Ecco, mi dissi, Katherine ha i baffi.