L’evento del 9 Aprile che ci ha visto protagonisti nel ruolo di Media Partner, organizzato dalla Associazione Degli Economisti d’Impresa (GEI) e gentilmente ospitato e promosso dalla Fondazione Fiera Milano è stato un incontro dove alcune certezze con le quali eravamo arrivati, riguardo al Bitcoin e alla tecnologia Blockchain, sono state messe in discussione, a dimostrazione della valenza e originalità delle visioni dei relatori.
Non ci resta che andare per ordine nel sintetizzare le prospettive illustrate. Iniziamo con il professore Ferdinando Ametrano (Università Milano-Bicocca e Politecnico di Milano), il quale dopo una analisi appassionata e storica dalla nascita del valore economico e sociale della moneta ci ha condotti verso l’interpretazione del bitcoin. Vi ricordo, per coloro che volessero approfondire questi temi, vi è la possibilità di scaricare i documenti presentati nel sito www.Gei.it , nel frattempo vi racconto che, con sorpresa di gran parte dei partecipanti, il fisico Ametrano, già a metà della sua esposizione, smentisce che il bitcoin sia una valuta, ma la vera definizione è una cripto commodity.
Paragonata alla funzione di bene “riserva di valore” (rifugio), come, nei tempi era il ruolo ricoperto dal “luccichio” del metallo Oro, quando ciascuna valuta (dollaro, sterlina etc) era espressione delle riserve di oro presso le banche centrali. La presentazione fila veloce e coerente verso altre considerazioni: la caratteristica della scarsità dell’oro è paragonata alla limitatezza della potenza dell’algoritmo (combinazione della tecnologia Blockchain insieme all’applicazione degli incentivi della “teoria dei giochi”) attraverso il quale è costruita l’emissione della cripto commodity del bitcoin.
Se così è, allora, la scarsità di un bene va a braccio con la tendenza all’aumento del valore del bene stesso, per questo non ci sorprende che le proiezioni di prezzo del bitcoin espressa in dollari siano “stellari”. Qualche numero di previsione motivata è stato fornito, ma non lo svelerò (lo potete trovare nelle relazioni) ma vi anticipo che il valore massimo sino ad oggi di 15.000 dollari è solo una frazione delle previsioni per il prossimo decennio.
Tuttavia, non facciamoci prendere da facili entusiasmi, infatti è lo stesso Ametrano a mettere tutti in guardia che nulla è così determinato e lineare a meno di eventi straordinari e imprevedibili; aggiungo io un breve commento che già un altro famoso economista di nome Taleb, ci ha dimostrato che esiste sempre la probabilità di incontrare un “cigno nero”: un evento assai raro, tuttavia quando si verificasse, le correlazioni che ne seguono sono imprevedibili da immaginare. La variabilità attuale (meglio volatilità) di un investimento in bitcoin è del 90% del valore: a fronte di questo rischio ci deve essere un rendimento adeguato.
Infine il consiglio che ci viene suggerito è di investire in bitcoin importi che ciascuno è disposto a perdere come ammontare massimo in caso dell’incontro con il “cigno nero”. Dopo questa partenza con le “cinture allacciate” sul Bitcoin, ci pensano il Professore Pedrotti (Studio Belluzzo & Partners) e l’Avvocato Forlani (studio De Berti, Jacchia e Forlani) a farci atterrare con tranquillità riportandoci ai temi legislativi e fiscali nel caso di utilizzo delle criptovalute: il legislatore, per forza di cose, è sempre un po’ in ritardo rispetto alla velocità delle innovazioni. Le fattispecie legislative si stanno formando in questi periodi, ne consegue che per ora si procede per successive interpretazioni. Anche in questo caso il consiglio è quello, nel caso vogliate “maneggiare” strumenti criptovalutari, di farci affiancare da professionisti.
Gli interventi dei relatori sono state, in ogni modo, molto puntuali sullo “stato dell’arte”, ma non mi azzardo di relazionarvi maggiormente, non essendo la mia materia, e su questi argomenti ogni anche piccola imprecisione potrebbe causare spiacevoli conseguenze con le autorità fiscali e legislative.
Confermata da tutti la valenza unica, originale e “rivoluzionaria” del bitcoin come bene rifugio (commodity), altrettanto chiaramente si è inteso come la tecnologia blockchain, supporto della nascita delle criptovalute, sia interessante come innovazione anche se con qualche precisazione . L’applicazione di questa tecnologia in molti settori dell’economia (dalle banche alle assicurazioni, dalle aziende manifatturiere alle aziende di media dimensione) è legata al successivo passaggio di codificare ogni blocco di data-base del registro mastro (blockchain) al concetto di “notariato” (distributed ledger): in concreto se ogni “blocco” di transazioni-dati fosse attestato come unico, immodificabile e irripetibile attraverso la certificazione con una “impronta digitale” si potrebbe costruire un registro storico (libro mastro) diffuso sul web che rappresenterebbe il percorso di qualsiasi transazione-accadimento di beni e servizi.
La novità sta nel fatto che la certificazione non avverrebbe con l’intervento di un soggetto terzo rispetto ai soggetti coinvolti, ma in “automatico” nello strumento tecnologico utilizzato, la tecnologia blockchain.
Alla fine ciascuno di noi è tornato a casa con utili certezze ma sicuramente con ulteriori curiosità, in ogni caso una considerazione è sicura: di questi argomenti dovremmo interessarci e continuare a documentarci, visto che siamo solo all’inizio di grandi cambiamenti.
Stiamo avviandoci a passi veloci da un uso di internet come strumento di comunicazione e social verso un “internet of value”.
Appuntamento al prossimo evento.