Per chi ancora non se ne fosse accorto, gli americani hanno una nuova passione: l’orto.
In effetti qualche sospetto ci era venuto già visitando il padiglione allestito dagli Stati Uniti in occasione di Expo Milano 2015: un orto verticale, firmato dallo studio Biber Architects di New York, come rivestimento di un intero lato dell’edificio (700 mq), formato da pannelli coltivati a verdura, frutta e cereali e irrigati da un sistema a goccia. Una risposta ecologica e urbana al problema della scarsità di terreno agricolo, destinato ad aggravarsi in futuro.
Del resto fu lei la grande pioniera dell’orto domestico made in USA, la sportivissima Michelle Obama. Nella sua battaglia contro l’obesità (“Let’s Move!”) la first lady ha dichiarato guerra al junk food a colpi di broccoli e zucchine, di provenienza rigorosamente targata White House. Mangiare sano, mangiare local: uno stile di vita salutare all’insegna dell’orto di quartiere.
Certo, ben al di là delle (poco) utili conferenze internazionali sul clima, la strada verso un mondo più green è lastricata di sfide quotidiane, che interessano soprattutto le nuove generazioni. E allora perché non cominciare dalla scuola, dall’education? Gli americani, gente pratica, non se lo sono fatti ripetere due volte. Su The Atlantic, Carol Hillhouse, a capo del programma di orticoltura scolastica presso l’Università della California, sottolinea i benefici delle fattorie nelle scuole: studiare in un ambiente che stimola le percezioni sensoriali, magari all’aperto, è un toccasana per i disturbi di concentrazione e iperattività; curare le piante, che hanno tempi ed esigenze proprie, sviluppa qualità come la pazienza e l’empatia, oltre a incentivare un approccio pratico alle discipline affrontate, comprese le scienze e la matematica. Secondo le stime di Life Lab, un’associazione che promuove il potenziale didattico dell’agricoltura, oggi in California le scuole dotate di un orto sarebbero già alcune migliaia.
Dal canto suo, l’East Coast ci tiene a non essere da meno: dopo i progetti del Brooklyn Grange e del ristorante Riverpark, già attivi, al Sunset Park di New York sorgerà il più grande tetto verde del mondo, 100 mila metri quadrati di serra per una produzione annua che punta al milione di chili da distribuirsi tra pomodori, insalata e altri ortaggi.
Insomma, l’orticoltura pare essere diventata il nuovo American Dream. E l’Italia? Dal 2011, 44 amministrazioni comunali hanno messo in cantiere orti urbani come soluzione per la gestione degli spazi verdi, ma le percentuali mostrano una schiacciante prevalenza al Nord e al Centro, mentre al Sud esperienze di questo tipo si segnalano solo a Palermo, Andria, Barletta e Napoli. Dopo la Coca Cola, il Rock’n’Roll e i blue jeans, sarà l’orto il prossimo fenomeno globale in arrivo dall’altra sponda dell’Atlantico? In fondo, non sarebbe una cattiva idea.