A questa situazione si è aggiunta una nuova offerta di circa un milione di barili al giorno sul mercato da parte dell’Iran, dopo la firma sul nucleare e la fine dell’embargo.
Dal lato della domanda le economie europee e dei paesi emergenti stanno adottando politiche per rendere sempre più efficiente il consumo energetico. Gli ultimi dati sui consumi di carburante negli Stati Uniti sono in calo, segnalando che i consumatori useranno meno l’auto, faranno meno vacanze e acquisteranno meno beni.
Il prezzo del petrolio così basso, viceversa, avvantaggia le aziende manifatturiere che riducono i loro costi per produrre, ma nello stesso tempo crea problemi alle economie che basano il loro andamento del PIL sull’estrazione (vedi il Venezuela, Nigeria, Ecuador, Brasile e Russia). Anche le multinazionali americane, come la Exxon, hanno visto ridursi fortemente i loro profitti. Questo vale anche per altri giganti del settore come Chevron, Shell e British Petroleum.
Un fondo quotato a Wall Street che investe nei maggiori produttori di petrolio americani (simbolo: XOP per chi volesse cimentarsi) in pochi giorni ha perso quasi il 10%. Le motivazioni economiche per capire l’andamento del prezzo del petrolio sono queste.