Il Qatar, potenza petrolifera e futura nazione ospitante dei mondiali di calcio del 2022, è stata travolta da una crisi politica senza precedenti. Il 23 maggio un apparente attacco hacker al sito dell’agenzia nazionale di stampa qatariota, la Qatar news agency, avrebbe portato alla luce dei commenti riconducibili a Sheikh Tamin, in cui l’emiro di Doha si sarebbe espresso criticamente nei confronti della politica estera americana nel Golfo e in favore di gruppi radicali islamici nella regione.
La notizia è stata subito riportata dai maggiori network nazionali di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, destando la pronta condanna di questi ultimi nei confronti di Doha. Inoltre un altro attacco hacker, questa volta su Twitter, riportava che il Qatar era pronto a ritirare i suoi ambasciatori dai Paesi vicini.
Ecco dunque un breve riassunto per capire chi sono gli attori coinvolti nella crisi e le ragioni politiche dietro a questo grave enpass diplomatico.
Lo scoppio della crisi
Il Qatar ha definito il report condiviso dall’agenzia di stampa nazionale come “false notizie”, così come il tweet riconducibile all’emiro Shaik Tamin, frutto di un hackeraggio informatico. Nello specifico i commenti riportati sul web, proprio a seguito della visita del presidente americano Donald Trump in Arabia Saudita, hanno criticato fortemente la politica estera statunitense nella regione. In particolare, il report avrebbe condannato l’atteggiamento anti – Iran dell’Arabia Saudita, contestualizzando, e dunque giustificando, il supporto qatariota a gruppi come Hezbollah e Hamas come gruppi di resistenza.
Quali sono state le reazioni da parte dei Paesi del Golfo?
Il 5 Giugno l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain, facenti parte del consiglio di cooperazione del golfo, assieme all’Egitto hanno dichiarato la sospensione di ogni legame economico e diplomatico con il Qatar. Ai cittadini qatarioti residenti o in visita negli emirati è stato dato un periodo di due settimane per tornare a Doha, mentre Riyadh ha ritirato tutte le truppe del Qatar impegnate nella guerra civile in Yemen. Tutti e quattro i Paesi hanno invece bloccato ogni passaggio, aereo, marittimo e di terra, da e per il Qatar.
Quali saranno le conseguenze per il Qatar?
Il blocco dello spazio aereo imposto da Arabia Saudita e Bahrain, le due rotte aeree principali per voli da e per Doha, potrebbe costare milioni di dollari alla Qatar airways costretta a cercare rotte più lunghe e dispendiose.
Nonostante la monarchia costituzionale del Golfo abbia delle notevoli risorse di petrolio e di gas naturale, è ciò nonostante legata alle importazioni di cibo, non producendone in casa. Il blocco imposto dagli altri Paesi Arabi ha dunque causato panico e preoccupazione tra la popolazione qatariota che è subito corsa a fare scorte nei supermercati nel caso di ulteriori ristrettezze economiche.
Tuttavia, il Qatar non rimane di certo a guardare. Il ministro degli esteri del Qatar ha risposto all’attacco diplomatico lanciato in primis da Arabia Saudita ed Emirati dichiarando che “non esiste una legittima giustificazione” per le azioni intraprese da parte dei quattro Paesi per la loro rigida presa di posizione. Ha ulteriormente aggiunto che la decisione costituisce “una violazione della sovranità” e che il governo s’impegnerà affinché la presente decisione non influenzi la vita dei milioni di residenti in Qatar.
Le ragioni politiche
I quattro Paesi hanno giustificato la loro decisione esprimendo preoccupazione per la stabilità e la sicurezza delle loro nazioni accusando il Qatar di lavorare per supportare il terrorismo e interferire negli affari del CCG. Tuttavia, la crisi sembra avere ragioni molto più profonde.
Già in passato l’Arabia Saudita e il Qatar avevano espresso vari disaccordi in merito a politiche estere regionali. Recentemente in Siria le due monarchie sembrano avere strategie differenti: mentre l’Arabia Saudita sembra stia lavorando per supportare l’ala “più secolare” dei ribelli siriani, in particolare uomini d’affari e l’elite più abbiente siriana, il Qatar sta spingendo per una Siria guidata dai Fratelli Musulmani.
Inoltre, aspetto da non trascurare è la componente iraniana della crisi. Doha negli ultimi anni ha avuto una posizione meno definita in merito ai rapporti da mantenere con la Repubblica Islamica. In particolare la politica estera qatariota è stata incentrata a espandere l’influenza regionale di Doha contro bilanciando l’eccessivo status concesso all’Arabia Saudita, burattinaio del GCC e a sua volta burattino nelle mani della presidenza statunitense. In tal senso, l’ultima visita presidenziale americana e l’accordo da 110 miliardi per la vendita di armi a Riyad hanno sicuramente rilanciato l’audacia saudita che da anni è in lotta in una “guerra fredda” con Teheran per l’egemonia regionale. Il Qatar sembra aver messo i bastoni tra le ruote ai piani dell’Arabia Saudita che pare aver colto la prima buona occasione per togliere di mezzo uno dei suoi rivali arabi con il benestare di Washington.
In tutto questo caos diplomatico festeggia l’Iran, che ha accolto di buon occhio la crisi tra le monarchie del golfo, che appaiono più divise che mai sulle questioni di politica regionale, lasciando così spazio alla sempre più crescente influenza iraniana in Medio Oriente.