Con la scelta della data per la consultazione referendaria –il 4 Dicembre, per quei pochi che non lo sapessero– è ufficialmente partita una campagna elettorale che però nei fatti in Italia è già iniziata da diverse settimane. Banchetti per il Sì disseminati in giro per l’Italia, tour estivi delle opposizioni per dire No e “difendere la Costituzione”, dibattiti di alto livello (difficilmente ci sarà un altro confronto interessante quanto quello andato in onda su La 7 venerdì sera tra Matteo Renzi e il Prof. Gustavo Zagrebelsky) e liti delle quali non andare particolarmente fieri: tutto questo fa pensare che i prossimi saranno due mesi molto lunghi.
La principale accusa mossa dalle opposizioni (Brunetta, Di Maio) al testo della Riforma è quella di una concentrazione eccessiva di poteri nelle mani del governo a scapito del Parlamento. Tutto ciò in un sistema politico e di regole costituzionali che, essendo sorto all’indomani del crollo del regime fascista, recava in dote una forte preminenza parlamentare sull’Esecutivo.
Matteo Renzi dal canto suo ha rilanciato, ponendo l’accento sui problemi di governabilità in questo paese, sull’unicità –oggettiva– rappresentata dai 63 governi in 70 anni di storia repubblicana e sul bisogno di adeguare il nostro sistema all’epoca che stiamo vivendo. Dalle opposizioni però il mantra resta sempre lo stesso: se vince il Sì in Italia si configura il rischio di un passaggio al presidenzialismo se non addirittura di una deriva autoritaria.
Prendendo spunto da ciò, segue una breve analisi della situazione vigente nelle principali democrazie occidentali per ciò che riguarda le forme di governo e i rapporti tra governo e parlamento.
U.S.A.
Quella statunitense è una repubblica presidenziale. Il Presidente è al contempo sia Capo di Stato che di Governo, titolare del potere esecutivo. Il potere legislativo è invece in mano al Congresso i cui due rami sono la Camera dei Rappresentanti e il Senato. Diverse sia per numero dei membri (rispettivamente 441 e 100), che per funzioni, entrambe le Camere sono di nomina elettiva. Il fondamentale contrappeso democratico è rappresentato dalle elezioni di Mid Term, che si tengono a metà del mandato presidenziale che è quadriennale. Tramite esse il Congresso rinnova interamente la Camera bassa, quella dei rappresentanti, e un terzo del Senato e può cambiare la propria maggioranza dando così un segnale sul gradimento della popolazione circa l’operato del Presidente. Ad esempio oggi il Presidente uscente Barack Obama -democratico- si confronta con un Congresso a maggioranza repubblicana.
FRANCIA
La forma di governo che vige in Francia è la repubblica semipresidenziale. Differisce quindi dal sistema americano perché Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio sono figure distinte e separate, sebbene siano entrambi titolari del potere esecutivo. Le elezioni per il Presidente della Repubblica – eletto direttamente dal popolo – si tengono autonomamente rispetto a quelle parlamentari; può così capitare che il Presidente della Repubblica sia a capo di una coalizione e che il Parlamento detenga una maggioranza dello schieramento opposto (meccanismo chiamato di “coabitazione”.) Anche in Francia il Parlamento ha una struttura bicamerale, anche se l’Assemblea Nazionale ha un ruolo chiaramente preponderante rispetto al Senato.
U.K.
Il sistema di Governo britannico può risultare utile per chiarire determinati aspetti sui quali in Italia si fa spesso confusione: capita spesso di parlare del nostro Presidente del Consiglio utilizzando il termine di Premier e lamentandosi del fatto che “non è stato eletto da nessuno”; in realtà il sistema del Premierato è quello vigente nel Regno Unito, dove il capo di governo, sebbene formalmente sia nominato dal Monarca, rappresenta comunque direttamente la scelta della volontà popolare. In questo il sistema differisce da quello italiano, nel quale il voto per le elezioni politiche porta alla formazione esclusiva di una maggioranza parlamentare, mentre il Presidente del Consiglio è nominato dal Presidente della Repubblica e successivamente ottiene la fiducia dalle Camere. Inoltre, a differenza del Presidente del Consiglio, il Premier britannico ha il potere di revoca sulla nomina dei ministri. A livello parlamentare in UK vige un sistema bicamerale nella forma ma monocamerale nella sostanza: la camera realmente operativa è la House of Commons, mentre la House of Lords nei fatti non esercita alcuna influenza sul procedimento legislativo ed ha funzione meramente simbolica.
SPAGNA
Anche in Spagna la Carta Costituzionale in vigore dal 1978 prevede che la forma di governo della Spagna sia una monarchia parlamentare con sistema bicamerale. Il bicameralismo spagnolo è di tipo imperfetto, con una supremazia del Congresso dei Deputati sul Senato. Così, anche a Madrid come in Inghilterra, Francia, Germania e in tutte le principali democrazie europee il Senato è estraneo al voto di fiducia al governo.
Il testo della riforma costituzionale prevede il superamento della fiducia al Senato anche in Italia. Proprio in ottica referendum, alla luce di tutto questo, sembra si possa affermare che una delle dichiarazioni più sagge sul voto del 4 Dicembre l’abbia rilasciata l’ex Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ancora incerto sul votare Sì o sul votare No ma certo di una cosa: in qualunque caso la nostra democrazia non corre alcun pericolo.