Settembre 2015: scoppia lo scandalo Volkswagen e vengono bruciati, in pochi giorni, circa 14 miliardi di euro. Più di 11 milioni di automobili da ritirare dal mercato. Ma non si tratta di un caso isolato. Anche Toyota, sempre nel 2015, ha richiamato 6,39 milioni di vetture in tutto il mondo – ben 27 modelli diversi, tra cui anche la Yaris – per una serie di problemi tecnici. Ma il richiamo (o il ritiro) di prodotti difettosi dal mercato è un fenomeno con cui fanno i conti non solo le industrie automobilistiche, ma anche aziende farmaceutiche, produttori del settore elettronico o dell’abbigliamento e così via.
Ma quando un prodotto può considerarsi difettoso? A spiegarcelo è l’UE. Si legge, infatti, sul sito europa.eu:
Il venditore è responsabile per i difetti dei suoi prodotti. Se questi provocano un danno al cliente: morte, lesioni personali o danni materiali a beni di proprietà (superiori a 500 euro), il venditore si espone a gravi conseguenze. Il carattere difettoso di un prodotto è determinato dalla mancanza di sicurezza che i consumatori hanno il diritto di attendersi, non dalla sua idoneità all’uso. Il contratto di vendita non può contenere clausole che limitino la responsabilità del venditore per un prodotto difettoso.
Come chiedere il risarcimento?
Per chiedere il risarcimento per danni, il danneggiato deve provare che:
– si è verificato il danno
– il prodotto era difettoso
– vi è una connessione tra il difetto e il danno.
Oltre alle spese necessarie per ritirare o sostituire o, ancora, “risanare” il prodotto difettoso, ci sono i costi della comunicazione e della pubblicità – essenziali per diffondere l’idea che si sia trattato di un caso isolato – e quelli relativi al risarcimento dei danni a seguito di una sentenza del giudice. E’ chiaro, quindi, che l’ingente somma di capitali richiesti può determinare la crisi della società coinvolta e che il danno d’immagine deve essere affrontato per riscattarsi agli occhi dei consumatori.
E allora, come possono difendersi le aziende?
Claudio Cacciamani, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso l’Università di Parma, durante un convegno di Unindustria Reggio Emilia ha espresso la sua opinione: “Solo una efficace prevenzione aziendale e giuridica, unita a una efficace copertura assicurativa, può evitare impatti negativi di rilievo sul valore aziendale”. Durante lo stesso convegno Francesco Semprini, direttore generale di HDI-Gerling Italia, ha affermato: “Un sinistro non assicurato, che può coinvolgere diversi Paesi, può avere e spesso ha conseguenze finanziarie gravissime, che in alcuni casi compromettono nel tempo l’attività. Eliminati infatti i rischi d’impresa, non assicurabili, gli eventi imprevisti e imprevedibili che possono causare danni a terzi devono essere individuati, valutati e opportunamente assicurati”. (Fonte giornale delle Assicurazioni)