Ruchi e le Nanotecnologie: una Storia di Cuore che Arriva alla Casa Bianca

 

Albert Franks le definì come “quell’area della tecnologia dove le dimensioni e le tolleranze tra i 0,1 nm e i 100 nm giocano un ruolo critico”. Sono le nanotecnologie. Se a queste si aggiungono una goccia di sangue e la genialità di una ragazza di soli 18 anni, si ottiene il primo dispositivo capace di prevedere l’arresto cardiaco. Sbalorditivo.

Ruchi Pandya ha 18 anni e frequenta l’ultimo anno della “Linbrook High School” di San Jose, in California. La sua invenzione, destinata a cambiare il mondo della medicina, è il frutto di una passione nata quasi per caso. Al secondo anno di superiori, prese parte ad un progetto scientifico della Stanford University per creare, attraverso le nano particelle, un filtro di depurazione dell’acqua. L’obiettivo era, in quel caso, quello di trovare una soluzione per risolvere il problema dell’acqua nelle aree in via di sviluppo. Ruchi si appassiona così al mondo delle nanotecnologie.

Il suo interesse per il cuore, invece, è dovuta alla lettura di alcuni documenti diffusi dal Dipartimento della Sanità, relativi alle morti causate dall’arresto cardiaco e al fatto che gli asiatici del sud sembrano essere più predisposti alle malattie cardiache. Essendo di origini indiane, Ruchi ha voluto fare qualcosa di importante per il suo paese.

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