Sempre in Movimento e Amante della Scrittura, Intervista a Paolo Stella

Nato a Milano, classe 1978, Paolo Stella è per indole un ragazzo irrefrenabile: dal talent show di Maria de Filippi al cinema, per arrivare poi alla moda, da un blog di scrittura a Elle.it, per fondare infine Lampoon, dall’agenzia di web strategies Grumble Creative a un programma su Real Time. Paolo Stella, nonostante sia in continuo movimento, riesce ad “accarezzare” i suoi 200mila followers su Instagram con foto interessanti e lunghe descrizioni, quasi volendo sottrarre loro il tempo che ormai lui dedica a tutto il resto. Abbiamo parlato con Paolo e ci siamo fatti raccontare un po’ della sua vita, dalle origini ai piani futuri.

Paolo Stella nasce come concorrente di Amici, poi viene invece conosciuto come attore per serie o film televisivi. Solo infine approda nel mondo della moda.
“Diciamo che questi mondi mi hanno da sempre appassionato perchè presentano come denominatore comune la creatività. Creatività che poi si esprime in maniera diversa in ognuno di essi. Non ho scelto io di appartenere a questi diversi ambiti: sono state delle coincidenze casualmente capitate, da me sfruttate al meglio, che mi hanno condotto dove sono arrivato. Per la moda è accaduto lo stesso: mi hanno invitato ad alcune sfilate perchè attore e da lì sono nati dei rapporti nel settore. Nel frattempo, stava nascendo Instagram. Due più due e le cose sono diventate quelle che sono oggi. Parallelamente, scrivevo per Elle.it. Mi avevano dato in mano una rubrica. Anche lì, giorno dopo giorno, gli avvenimenti hanno preso una piega positiva”.

Come e quando nasce OHMYBLOG?
“Non è stata una mia idea: un giorno un mio amico ha creato questo blog, diceva che dovevo scrivere perchè ero bravo a farlo. E da li ho cominciato. Elle.it mi ha conosciuto proprio grazie a OHMYBLOG: anche se quello che scrivevo non aveva nulla a che fare con il mondo della moda, è piaciuto il modo in cui lo facevo e mi hanno contattato. Insomma, il mio blog è stato una sorta di ponte che mi ha permesso di arrivare a Elle.it”.

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Quando hai capito che il web era effettivamente diventato un lavoro?
“Ho capito che era diventato un lavoro quando, una mattina, ho fatto una foto mentre bevevo una tazza di caffè nella mia cucina con addosso dei boxer, in maniera molto spontanea. Dopo aver postato lo scatto sui social, sono stato chiamato dall’ufficio stampa di un brand importantissimo che mi ha detto: <<Noi lavoriamo con te e questa non ci sembra l’immagine giusta per rappresentare la nostra azienda>>. Lì ho capito che, uno, mi seguivano in maniera piuttosto attenta e, due, quello che facevo non era più un passatempo. Collaborare con determinati marchi era sì un piacere, ma avevo anche dei doveri da rispettare”.

Quali le peculiarità che hanno fatto della tua figura uno fra gli influencer più seguiti oggi in Italia?
“Penso che siano due. La prima caratteristica che mi distingue è lo scrivere, scrivere molto, ed è una cosa molto particolare. Normalmente la soglia di attenzione sul web è bassissima, circa di 4 secondi. Io, invece, scrivendo tanto obbligo la gente a fermarsi di più su quello che posto e ormai le persone che mi seguono si aspettano proprio questo, un approfondimento diciamo. Poi, non nego che la mia cifra stilistica è sempre stata l’ironia: fare una vita un po’ particolare ma viverla con un punto di vista divertito e divertente. Sto vivendo un esperienza unica ma con i piedi per terra, guardando da dove sono venuto ma sperando sempre di crescere”.

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Dopo la collaborazione con Elle.it, nasce Lampoon.
“Sì, Lampoon l’ho fondato insieme ad altre quatto persone. Carlo Mazzoni e Giovanni Dario Laudicina venivano dall’editoria, io, Roberta Ruiu e Candela Novembre dal web. Ci siamo incontrati, abbiamo parlato e abbiamo pensato che sarebbe stato interessante provare a fondere questi due mondi, carta stampata e web, che sembrano così lontani ma che in realtà sono molto vicini. Secondo me, infatti, nel momento in cui riesci a farli conciliare, possono dare il massimo di loro stessi. È stato un esperimento che, soprattutto all’inizio, ha funzionato tantissimo, avevamo creato un giornale di cui si parlava davvero tanto. Poi ne sono uscito, così come Candela e Giovanni. Con Eleonora Carisi e Ivano Marino ho fondato Grumble Creative: ho preferito impiegare tutte le mie energie in questa nuova esperienza e abbandonare quindi Lampoon”.

Come nasce l’idea di creare Grumble Creative?
“Un giorno io, Eleonora e Ivano ci siamo siamo trovati e ci siamo resi conto di esser diventati un po’ dei punti di riferimento sia per alcune persone che per il web in generale. Ed eravamo riusciti a far tutto questo imparando a utilizzare il linguaggio dei social network. Allora ci siamo guardati e ci siamo detti: <<Se possiamo farlo con noi stessi, perchè non farlo anche con i brand?>>. Grumble è nato proprio così. Oggi la comunicazione globale cambia in tempi rapidissimi ma non tutti sono ancora pronti ad affrontare il cambiamento: anche i grandissimi brand, quelli del lusso più sfrenato, hanno enormi problemi a trovare persone che possano in qualche modo occuparsi della loro parte social. Grumble fa questo: va da un brand, costruisce una strategia a lungo termine e produce tutti i contenuti necessari, dai video alle foto”.

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Quali i risultati finora raggiunti di cui vai fiero?

“Sono fiero di aver trovato il coraggio di dire no pur di mantenere un profilo sempre molto alto. Oggi si possono fare tanti soldi facendo collaborazioni di bassa qualità. Io ho voluto, invece, sempre focalizzarmi e targettizzarmi in un qualcosa di specifico. Credo che nella vita la cosa più difficile da dire sia no, soprattutto quando si hanno davanti dei contratti che prevedono lauti compensi. Riuscire a dire no significa possedere integrità e aver coscienza di quello che si sta facendo, significa essere professionali. Questo penso abbia portato a buoni frutti: oggi collaboro con i più grandi brand a livello globale”.

Quali invece i programmi futuri?
“Sicuramente un’ulteriore espansione di Grumble: ci stiamo già sviluppando in diversi settori e siamo molto contenti di come stia andando. Poi, ho registrato da poco un programma insieme a Eleonora Carisi e Candela Novembre che andrà in onda a maggio su Real Time. Un contesto televisivo che mi ha molto divertito. Per il resto, preferisco non fare programmi, vedere quello che succede e seguire il flusso. Tanto, in fin dei conti, la vita è cosi: non si possono fare dei piani. Solo quando si presenteranno le occasioni giuste, allora dovrai trovare un modo per tirar fuori il meglio di te”.

Quale il consiglio che ti senti di dare a chi, come te, vuole intraprendere una carriera nel web?
“Capire qual è il proprio talento. Il web è tanto enorme e sconfinato che non ha senso essere in competizione con gli altri, bisogna essere competitivi con se stessi. Bisogna capire cosa ci rende unici, perchè io sono fortemente convinto che ognuno abbia un qualcosa che lo rende unico al mondo, e seguire quella strada. Essere molto duri e feroci nel giudicare se stessi e trovare la propria verità”.