Il lancio del tocco nelle università inglesi rischierà di essere un po’ amaro. Secondo le indagini dell’Institute for Fiscal Studies (IFS), l’ente fiscale britannico, tre quarti dei laureandi rischia di non riuscire a restituire il proprio prestito studentesco.
Le proiezioni, inoltre, indicano che il restante 25% sarà in grado di estinguere il debito solo ai 50 anni di età. Le conseguenze spiacevoli si ripercuotono anche sullo Stato britannico: i risparmi governativi di breve termine, realizzati tramite la conversione delle garanzie in prestiti e l’innalzamento delle quote, sono insufficienti a coprire le economie di lungo termine.
L’impossibilità di restituire il prestito universitario è causata anche da una componente fondamentale: i tassi di interesse. Questi ultimi sono estremamente alti rispetto alla norma (6,1% contro il 3,1%). Uno degli autori dello studio, Chris Belfield, afferma:
La riforma universitaria del 2012, che introduce i crediti, va a svantaggio dei più poveri che per una laurea triennale saranno costretti ad accendere un mutuo di 57 mila sterline. Tuttavia, è incredibile come le fasce più basse di reddito siano più propensi a saldare i propri debiti rispetto ai più abbienti (30% contro il 10%).
Secondo l’altro autore Jack Britton, è molto probabile che si verificheranno dei cambiamenti della riforma poiché qualsiasi proposta per ridurre le quote studentesche tende a danneggiare le finanze pubbliche e dare ulteriore vantaggio alle fasce di reddito più alte.
Sembra, quindi, che gli studenti inglesi dovranno fare i conti con un dilemma amletico. Laurearsi ed essere indebitati a vita o costruire una carriera solo con il diploma? La decisione è molto difficile, però il mercato del lavoro inglese e le sue continue innovazioni potrebbero offrire delle valide alternative ai sempre più indecisi diplomati.