I costanti miglioramenti nell’efficienza dell’eolico e del solare hanno permesso alle fonti rinnovabili di competere economicamente con i combustibili fossili e, in alcuni casi, di raggiungere la grid parity nel 2016.
Quest’ultimo è il punto in cui l’energia prodotta da fonti rinnovabili raggiunge un costo pari o inferiore a quello dell’energia prodotta tramite fonti convenzionali. In un recente rapporto del World Economic Forum si stima che circa 30 paesi abbiano raggiunto questo traguardo senza il supporto di incentivi statali, mentre Deutsche Bank afferma che, se il costo dell’elettricità dovesse aumentare del 3% l’anno, l’80% del mercato globale raggiungerebbe la grid parity nei prossimi due anni. Tra i paesi che hanno perseguito questo obiettivo sono inclusi quelli in cui la domanda di energia cresce a ritmi elevati (Cile, Messico) e quelli in cui il livello di insolazione è elevato (Brasile, Australia).
L’assenza di moderni impianti per la produzione di energia nei paesi meno sviluppati giustifica i massicci investimenti di quest’ultimi nel rinnovabile, spinti dalla crescente domanda di energia necessaria per sostenere il loro rapido sviluppo. Il solare e l’eolico si prestano dunque come la soluzione economicamente più efficiente e di più rapida attuazione a questa necessità.
Trend discendenti nel prezzo del solare sono stati confermati da uno studio della banca d’investimento Lazard, che ha confrontato il costo di produzione dell’energia fotovoltaica con quello delle fonti tradizionali negli Stati Uniti.
Il LCOE (levelized cost of energy) è una misura utilizzata globalmente per portare a termine questa analisi. Si tratta di una stima del punto di pareggio per l’energia elettrica prodotta da una fonte specifica. Trattandosi di modelli economici che includono anche valori scelti arbitrariamente, l’analisi non fornisce dei valori puntuali. Piuttosto il risultato è esplicato in intervalli di prezzo, utili per un più ampio confronto dell’energia per fonte. I costi considerati in questa analisi comprendono generalmente i costi di costruzione e gestione di un impianto, il prezzo dei combustibili, il tempo di costruzione, la vita utile dell’impianto e l’output energetico. Non vengono però prese in considerazione le esternalità ambientali e sociali di alcune fonti convenzionali (difficili da quantificare e tutt’ora fonte di dibattiti circa le procedure per identificarle) ed alcune considerazioni in merito alla continuità ed ai costi associati allo stoccaggio delle fonti rinnovabili.
Negli ultimi 7 anni è stata registrata una diminuzione del 85% nel LCOE del solare e dell’66% in quello dell’eolico ma è nel 2016 che quest’ultimi hanno sorpassato le fonti convenzionali, complici la discesa nei prezzi dei componenti ed i miglioramenti tecnologici che ne continuano ad aumentare l’efficienza.
Secondo LAZARD 10 (collegamento ipertestuale https://www.lazard.com/perspective/levelized-cost-of-energy-analysis-100/), i migliori impianti su larga scala presentano un LCOE compreso tra i 46$/MWh ed i 56$/MWh per il solare e un LCOE tra i 32$/MWh ed i 62$/MWh per l’eolico. In confronto gli impianti a carbone negli U.S.A riescono a produrre energia ad un costo compreso tra i 60$/MWh e i 143$/MWh, mentre il LCOE per il nucleare oscilla tra i 97$/MWh e 136$/MWh.
Lo scorso Settembre Abu Dhabi ha stabilito un nuovo record per il prezzo dell’energia solare stipulando un contratto per la produzione di energia per 24,2$ per MWh, circa la metà del prezzo di un impianto a carbone. Le prospettive per il futuro sono rosee se si considera il fatto che, trattandosi di una tecnologia e non di un combustibile, il prezzo derivante da queste fonti continuerà a scendere nei prossimi anni. Visto il parallelo decremento nel prezzo delle batterie, necessarie per lo stoccaggio anticiclico delle rinnovabili, il futuro delle fonti alternative sembra tutto in discesa.
Matteo Giobbe