Il 4 novembre l’Arabia Saudita ha assistito a una serie di arresti che hanno coinvolto tra gli altri 11 principi appartenenti alla famiglia reale, numerosi ministri ed ex ministri. La notizia rilevante a livello mondiale è che tra gli arrestati compare anche il principe Alwaleed bin Talal, figura rilevante in ambito finanziario e indirettamente anche politico.
L’erede al trono, il principe Mohamed bin Salman è già di fatto alla guida del Paese ed è fautore di una vera e propria lotta all’illegalità, che sta portando avanti anche grazie alla nomina di una commissione anti-corruzione, che ha determinato la suddetta “retata”. Tuttavia, non si tratta di un episodio isolato, già a settembre alcuni tra i più influenti religiosi del clero wahabita, che si ritiene unico depositario della dottrina islamica e detiene di fatto un grande potere politico, volto soprattutto in una direzione conservatrice.
La notizia dell’arresto di Alwaleed bin Talal, considerato uno degli uomini più ricchi al mondo (vanta infatti un patrimonio di 32 miliardi di dollari) è stata diffusa attraverso la rete saudita Al Arabiya, che ha citato fonti anonime che vedrebbero confinati gli arrestati presso l’hotel Ritz di Ryad e la chiusura degli aeroporti privati come misura preventiva per eventuali fughe.