Abbiamo bisogno di essere sempre più efficaci. Abbiamo ottimizzato i processi, tagliato i costi, semplificato la filiera. A nostro modo l’abbiamo fatto più o meno tutti: dallo studente fuori sede al CEO di un’azienda globale. Abbiamo creato prodotti migliori, reso servizi più puntuali, creato esternalità positive per la comunità in cui operiamo.
In sintesi, abbiamo fatto sempre più attenzione a quello che facciamo, e a come lo facciamo. Oggi i politici, le aziende, i cittadini riescono sempre meno a differenziarsi sul “chi siamo”. Privati in gran numero di ispirazione ideologica o religiosa, la ricerca di senso che in maniera più o meno evidente guida le nostre scelte diventa un territorio di conquista. Perché ci affanniamo nelle nostre sfide quotidiane? Provvidenzialmente le aziende, le associazioni, i governi ci propongono uno scopo.
Siamo passati, come teorizza Simon Shaw del H+K Centre of Creative Strategy, dall’era Post Industriale all’Information Age, per approdare oggi alla Purposeful Age. Se diamo un occhio alle nuove campagne di marketing e comunicazione delle principali aziende globali questo passaggio generazionale è sempre più evidente.
Produrre la merce migliore non è più sufficiente – se mai lo è stato – per conquistare il mercato. Il consumatore, ciascuno di noi, quando sceglie un prodotto vuole in realtà sentirsi parte di qualcosa. In passato questo qualcosa era una comunità, oggi è un’idea del mondo, un progetto.
Stesso discorso vale per i leader politici che si apprestano ad affrontare incombenti sfide elettorali. Dal più battagliero “Defeat the Washington Machine” (Rand Paul) al sempreverde “Make America Great Again” (Donald Trump), lo scopo della scesa in campo dei principali candidati alle presidenziali americani 2016 deve essere chiaro fin dal principio. Come cittadini, elettori, consumatori, abbiamo bisogno di un messaggio chiaro, che funga da scintilla per accendere il nostro focolare.
Non si tratta più di Responsabilità Sociale d’Impresa, e per chiarire il concetto ci affidiamo alle parole di Indra Nooyi, CEO di Pepsico: “Non stiamo parlando di come noi aziende investiamo il denaro che guadagniamo, ma di come noi aziende possiamo guadagnare il denaro di cui abbiamo bisogno”.