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7 Strategie per uno Studio Vincente

di Smartweek 10 Luglio 2014 8 min.

Per la stragrande maggioranza degli studenti di tutto il mondo l’obiettivo principale nella preparazione di un test o di un esame è quello di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo, dunque ecco sette punti che possono rendere più “smart” il proprio metodo di studio.

Il primo step per raggiungere gli obiettivi fissati e, soprattutto, per caricarsi di motivazione è senza dubbio quello di fare un planning dei propri impegni. In tal modo risulta possibile fare un bilancio della propria produttività quotidiana e dunque visualizzare punti di forza e di debolezza. Tuttavia, è necessario ricordare che la pianificazione non deve essere troppo rigida per evitare che il lavoro da mentale diventi sistematico e meccanico.

Secondariamente, risulta efficace capire quale sia lo stile di apprendimento più congeniale per sé. In letteratura, infatti, sono riportate varie teorie a riguardo come, per esempio, quella di Gardner o delle “multiple intelligences”, secondo cui esisterebbero otto diverse tipologie di intelligenza che potrebbero aiutare l’individuazione dei propri punti di forza. Tuttavia, recenti esperimenti condotti dalla Washington University in St Louis rivelano che leggere e rileggere i propri appunti o libri sarebbe del tutto inutile a livello di apprendimento. Tale strategia, infatti, mette in moto soltanto la memoria a breve termine, senza determinare un reale apprendimento della conoscenza tramite la memoria permanente.

Questa strategia è definita apprendimento attivo: pensare collegamenti e visualizzarli mentalmente permette di attivare delle connessioni che migliorano la memorizzazione dei contenuti. Per esempio, studiando i neuroni è possibile assimilare il passaggio dello stimolo elettrico a quello dell’acqua in un tubo flessibile: applicando un foro al tubo si avrà una perdita d’acqua, dunque un minore flusso e similmente avverrà per l’elettricità attraverso il neurone.

Tale concetto è il primo della più grande famiglia di teorie per cui sarebbe efficace diversificare. Il processo di apprendimento, infatti, sarebbe favorito dall’eterogeneità di sorgenti di nozioni come lezioni parlate, letture, podcast, etc. In particolare, nelle università straniere è in voga l’uso di “flashcards”, cartoncini rettangolari di medie dimensioni su cui è possibile raggruppare i concetti secondo domande. In questo modo risulta più rapido il processo di verifica e la memorizzazione dei diversi elementi di studio.

Esperimenti condotti da Bjork, ricercatore UCLA, rivelano che soggetti posizionati in una stanza con vista su giardino apprenderebbero più nozioni di altri soggetti messi in una stanza isolata dal contesto circostante. E’ provato, dunque, che cambiare luogo di studio migliorerebbe la memorizzazione, poiché il cervello crea delle sottili associazioni mentali tra ciò che si sta studiando e le sensazioni che proviamo in quel momento, a prescindere dal fatto che tali percezioni siano consce o meno. Quando il contesto è vario, le informazioni sono più ricche di dettagli e questo riduce la probabilità di dimenticare.

Diversificare le materie aiuta a combattere la noia e, dunque, a migliorare l’apprendimento. A proposito è interessante citare un esperimento condotto dalla University of South Florida in cui a un gruppo di bambini sono stati sottoposti problemi simili tra loro per far pratica con una formula geometrica, mentre un altro gruppo ha dovuto risolvere problemi “misti” che non seguivano sempre lo stesso schema. Il giorno seguente i ricercatori hanno proposto un test uguale per tutti gli studenti e si sono resi conto che quelli del secondo gruppo avevano imparato e compreso meglio la regola matematica, 77% contro il 38% dell’altro gruppo.

Brevi sessioni di studio determinano un apprendimento migliore poiché rafforzano la memoria. Dopo ogni break, infatti, la mente deve riprendere i concetti precedentemente affrontati e questo aiuta il consolidamento delle nozioni.