L’anno scorso in Italia ci sono stati più morti rispetto al 2014. A rivelarlo sono i dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2015. In questo periodo c’è stato un surplus di 39 mila morti rispetto al 2014. In proiezione, ovvero su base annua, si parla di 664 mila morti nel 2015 contro i 598 mila dell’anno precedente. In parole povere ci sono stati 66 mila decessi in più. Tantissimi. E a quanto pare le cause di questo incremento non sono legate solo al caldo afoso dell’ultima estate, all’inquinamento atmosferico e alla crisi economica imperante. Ma anche ad un fattore più unico che raro: la Grande Guerra combattuta ormai 100 anni fa. A spiegare il legame tra conseguenze e cause sono stati tre esperti in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano.
Cesare Cislaghi, Giuseppe Costa e Alberto Rosano – un economista sanitario, un epidemiologo e un demografo – focalizzano l’ attenzione su un altro fattore determinante: la composizione della popolazione. L’ eccesso di mortalità del 2015 sarebbe dovuto in gran parte all’aumento di popolazione anziana per effetto, non solo di una maggiore longevità, ma anche di qualcosa di molto remoto: gli effetti della Prima guerra mondiale.
Tra il 1917 e i 1920 si è verificato un forte calo di natalità che si traduce nella “mancanza” di oltre 250.000 nati in quegli anni.“Il transito di questi soggetti nel periodo da noi considerato ha portato i sopravvissuti che nel 2009 avevano tra gli 89 e i 92 anni ad avere nel 2015 tra i 95 e i 98 anni di età. Gli ultranovantenni del 2015, per lo più facenti parti delle coorti successive al 1920, sono il 40% in più degli ultranovantenni del 2009”.
Quindi “se c’ è un 40% in più di soggetti a rischio di manifestare un evento, cioè il decesso, ci si deve anche aspettare che ci sia un 40% in più di eventi, cioè di decessi”.