Nel panorama della moda italiana non spiccano solo grandi nomi come Fendi o Armani, spiccano anche piccole realtà che fanno del Made in Italy, dello streetwear e del colore acceso un vero e proprio stile di vita: stiamo parlando di GCDS.
Il brand, creato dai due fratelli napoletani Giuliano e Giordano Calza nel 2015, sta conquistando non solo l’Italia ma anche il mercato internazionale, con la presenza in oltre 200 punti vendita e influncers e celebrities in rappresentanza, Chiara Ferragni, Rita Ora e Hailey Baldwin per citarne alcune.
Noi di Smartweek siamo riusciti a intervistare Giuliano Calza, Creative Director del brand, per farci raccontare come nasce la sua vena creativa, com’è stato approdare per la prima volta sulla passerella della Settimana della Moda e i programmi futuri di GCDS.
Come nasce la tua passione per la moda?
“Ho frequentato sin da piccolo l’Accademia d’Arte e ho sempre avuto tanti interessi, dal cavallo alla pesca, dal pianoforte a qualsiasi altra attività che richiedesse l’utilizzo della creatività. Mio padre è quello che si definirebbe uno scienziato della teoria dei buchi neri, mentre mia madre, seppur una psicoterapeuta, presentava un lato più attento ai piccoli dettagli e ai capi particolari. Curiosità, ricercatezza e impegno, questi sono gli elementi che più mi hanno spinto verso il mondo della moda. È stato un percorso complicato ma il duro lavoro sta portando ai giusti risultati”.
Cosa, dopo la laurea in Lingua e Cultura Cinese all’Università di Shangai e il master in Marketing e Comunicazione del Lusso in Bocconi, ti ha spinto a creare GCDS con tuo fratello Giordano?
“Era la mia prima esperienza nella moda, lavoravo nel press office di Blumarine. Parlavo già cinese e con gli editor avevo un rapporto incredibile, ero anche bravo nelle PR, ma passavo più tempo a creare look e sistemare gli accessori nello showroom che effettivamente dietro alle request degli editor. Cosi il mio responsabile un giorno, con una semplicità inaudita, mi disse: hai sbagliato tutto, dovresti essere nell’altra stanza a ideare prodotti, non qui“.
Perché avete scelto il nome GCDS?
“Il 2015 è stato l’anno in cui tutti erano orientati al nero, al dark, a un mondo cupo, GCDS aveva un’energia più ironica e rilassata. Ci siamo lanciati sui maxi logo e su colori vivaci come il rosa: GOD CAN’T DESTROY STREETWEAR ci sembrava il nome più adatto. Ultimamente sento chiamarlo in qualsiasi modo, per me è solo GDCS e l’immaginario che rappresenta oggi. Magari domani avrà un altro nome, chi lo sa”.