Ciò che sorprende maggiormente della surreale storia di Jordan Belfort, magistralmente riprodotta da Martin Scorsese nel film del 2013 The Wolf of Wall Street, non sono state tanto le scene in cui si assiste al ludico lancio di nani, l’esuberante consumo di droghe ed alcolici, la presenza di animali esotici in un ufficio di una società finanziaria di New York – per altro, molte delle quali realmente accadute, stando a quanto riportato nell’autobiografia dell’imprenditore statunitense – quanto il suo stesso finale.
Nella parte conclusiva della pellicola, Belfort, impersonato da Leonardo di Caprio, viene condannato a 4 anni di carcere federale per frode e riciclaggio di denaro, dei quali sconterà ufficialmente soltanto 22 mesi grazie a varie revisioni e sconti di pena, e al rimborso dei clienti truffati per un importo di oltre $110 milioni. Paradossalmente, quanto di più credibile comparso nella sceneggiatura, sembra non essere mai accaduto. Ad oggi, il Lupo, di tale importo ne ha restituiti soltanto $11,8 milioni, in gran parte derivanti dalla confisca delle proprie proprietà, continuando a godere della propria libertà e dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti della storia e l’attività di speaker motivazionale.