Facebook e i Suoi Problemi con il Nudo: Ora Ci Rimette Anche l’Arte

È passato ormai quasi un anno da quando il presidente iraniano Hassan Rohani, in visita istituzionale in Italia, chiese agli addetti ai lavori di coprire le nudità di alcune statue presenti nei Musei Capitolini con pannelli bianchi su tutti e quattro i lati.

Una richiesta accontentata dal premier Renzi e giustificata come segno di rispetto verso la cultura islamica, notoriamente in conflitto con l’iconografia dei nudi.

Statua

L’episodio generò subito indignazione tra gli esperti del settore artistico, che denunciarono subito la censura delle bellezze scultoree italiane come primo passo verso un processo di desimbolizzazione integrale.

Il tutto sembrava, a 365 giorni di distanza, finito ormai nel dimenticatoio. Invece, a ricascarci (e a riaprire una ferita forse mai rimarginata) questa volta è stato Facebook, che ha impedito a una sua utente di pubblicare sulla sua pagina “Curiosità e scorci di Bologna” la foto della statua bronzea di Nettuno, nell’omonima piazza della città emiliana.

Il motivo? Il contenuto pubblicato contiene materiale sessualmente esplicito e, per questo, la sua condivisione ne è proibita. A un primo ban, al quale l’utente ha risposto chiedendo spiegazioni, il social ha fatto sapere che per policy “l’uso di immagini o video di corpi nudi non è permesso nemmeno se per uso artistico o educativo”.

Così, mentre l’autrice del post in un primo momento si è definita “arrabbiata e sorpresa” per l’accaduto, in un secondo istante ha voluto precisare che “non c’è niente di volgare in un’opera d’arte”.

Parole che, con ogni probabilità, non sono cadute nel vuoto, visto che qualche giorno dopo un rappresentante di Facebook, intervistato dalla CNN, ha fatto sapere che il team preposto alla verifica del contenuto processa milioni di immagini pubblicitarie ogni settimana e che a volte può capitare di sbagliare. Per questo motivo la sua immagine verrà approvata il prima possibile.

Il social network non è nuovo a questo genere di errori. Lo scorso settembre, infatti, ha bannato la storica immagine della “Napalm Girl” fotografata durante la Guerra del Vietnam.

Una serie di falle che fanno inevitabilmente riflettere: Zuckerberg, invece di vantarsi a inizio anno del sistema di AI installato in casa propria, non farebbe meglio a controllare prima l’operato del capitale umano della sua azienda?