Siamo in un piccolo locale dei Navigli, nel tipico pomeriggio uggioso di Milano. Sono le 17.30, un orario strano: c’è chi inizia ad approcciare un aperitivo alcolico e chi è ancorato alla tazza di tè caldo con i biscotti. L’unica certezza in un lunedì che sta volgendo al termine è la luce soffusa del locale che accompagna in una piacevole serata. È in questo momento che incontro Andrea Lippolis, Founder di Feat Food, il servizio di food delivery di piatti gourmet, sani e bilanciati.
Leccese di nascita, milanese d’adozione, Andrea mi racconta l’avventura della sua startup, nata dalla classica disperazione dello studente fuori sede: cosa mangiare? Da sarda trasferita a Milano per studiare, lo guardo e ripenso a quando fare la conoscenza dei fornelli era peggio dell’esame orale di diritto privato e le telefonate dalla famiglia iniziavano sempre con “Ma mangi?”
Andrea, come e quando nasce Feat Food?
“Feat Food nasce due anni fa a Lecce. In realtà anche prima. Ero al terzo anno del Politecnico di Milano, per cui tre anni fa. Sono da sempre attento al fitness e all’alimentazione anche perché in passato ho anche avuto diversi problemi tra celiachia e intolleranze. Sono vegetariano e mangio pochissimo. Non so cucinare e in più sono fuori sede e mammone: è già tanto se sbatto una cosa in microonde e non la brucio. Quando tornavo dalla palestra mangiavo sempre piatti di pasta con i sughi pronti della Barilla o le cotolette Amadori, le classiche cose da fuori sede, oppure andavo alla mensa universitaria e mi sentivo male perché mangiavo inconsapevolmente solo schifezze. Tornavo a casa e mi dicevo “Non posso mangiare la pizza o la cotoletta fritta, pago un abbonamento in palestra, voglio sentirmi bene. È inutile, cerchiamo qualcosa su internet che mi faccia il servizio di delivery”. All’epoca c’erano JustEat e Deliveroo e cosa ordini in questi posti?”
Questa è facile, la so.
“Kebab o sushi”.
Ma continuiamo.
“E non li trovavo per la pausa pranzo. Perciò spendevo tantissimo al ristorante con un piatto di legumi, quando li trovavo, oppure di verdure al vapore. Non c’era nulla che facesse al caso mio. Volevo creare un servizio che facesse mangiare bene, con gusto, ma che fosse al contempo bilanciato e salutare. Sono celiaco e allergico al lattosio e, allora come adesso, volevo fare qualcosa che aiutasse le persone nella prevenzione di questi disturbi. So che molti hanno avuto problemi di salute e dei tumori a causa dell’alimentazione. Anche mio nonno ha sofferto di cuore per l’alimentazione scorretta. È davvero tanto importante mangiare bene, ma perché è tanto complicato? Non può essere così difficile. Perché non creare un servizio di delivery che consegni pasti bilanciati e gustosi a un prezzo accessibile?”
Ci tiene a precisare.
“È facile creare un servizio di tendenza che costa tanto, però non risolve il problema. La questione è fare del bene indistintamente, fornire un servizio accessibile a tutti. Quindi, da qui nasce Feat Food, dove il cibo è buono, gustoso e accessibile dallo studente ai manager”.
Quindi tu nasci ingegnere?
“Sì, nasco ingegnere gestionale. Sono un finto ingegnere o un quasi economista a seconda dei punti di vista. Poi sono andato alla LUISS di Roma per la laurea magistrale in International Management e un anno in America per il Double Degree (i programmi di laurea convenzionati tra due o più atenei internazionali grazie ai quali la laurea vale doppio, ndr). E a luglio ho finito”.
Chi c’è dietro la regia di Feat Food?
“Siamo io e Lorenzo, il mio Co-Founder, che attualmente si trova a Sidney. Lui ha sposato subito il progetto, anche se è meno attento all’alimentazione di me. (ride) Ogni tanto lo rimprovero per i fritti che posta su Instagram, ma siamo amici da tanto: è una persona che ho sempre apprezzato perché non ha fatto l’università ma si è fatto da solo anche perché per quello che fa lui la formazione accademica è sostanzialmente inutile”.
Sono confusa, ma curiosa.
“Lorenzo è un software architect (figura professionale che, nella progettazione dei sistemi informatici, è in grado di produrre una progettazione ad alto livello, includendo standard di codifiche, ndr). Si è sempre messo in gioco, ha vissuto all’estero e a Milano, si è pagato gli studi lavorando di notte. È una persona che stimo veramente tanto, gli ho proposto il progetto e l’ha sposato subito. E da lì abbiamo iniziato a lavorare”.
E per quanto riguarda i partner?
“Lavoriamo sia con uno chef stellato, nostro advisor ed executive chef del ristorante in Feltrinelli. Durante il nostro percorso si sono accostati a noi diversi personaggi. Non si trattava di mere collaborazioni commerciali, ma di intese tra persone che condividevano i nostri valori. Andavo alla ricerca di persone che vedevano il connubio tra alimentazione e fitness con un surplus formativo. Scelgo un personal trainer perché propone un allenamento salutare, soprattutto in un mondo malato come quello del fitness, tra steroidi e altre sostanze. A breve entrerà nella società Francesco, il primo body builder in Italia naturale e vegano. Ha sposato il progetto e ne è entusiasta. Così come Tommaso, specialista di Sport and Conditioning, e Maria Sole, il nostro chef, che ha sempre proposto una cucina salutare. Cerchiamo in tutti i nostri partner quei valori su cui si basa Feat Food.
Quindi i vostri partner vi fanno consulenza per quanto riguarda i piatti da proporre?
“Sì, con la chef e creiamo le ricette, personal trainer e nutrizionisti ci aiutano nelle porzioni e nel bilanciamento nutrizionale. Abbiamo fatto una cernita a monte degli ingredienti con il Dipartimento di farmacia e scienza del farmaco dell’Università di Bari, basandoci su pareri medici per vedere quali ingredienti includere. Per esempio, non troverai mai la carne rossa”.
Perché?
“Perché la carne rossa è la prima causa del cancro al colon retto. Così come non troverai mai latticini. Proponiamo carne bianca, molto pesce azzurro, abbiamo una linea dedicata ai vegani: per cui cerchiamo di offrire un servizio a tutti”.
Come funziona Feat Food?
“È molto semplice: vai sul nostro sito e selezioni uno tra i sei piatti che proponiamo ogni giorno. Le possibili combinazioni sono primo con contorno, secondo con contorno o primo, secondo e contorno. Ogni settimana i piatti sono diversi. Una volta scelto il piatto e aggiunto al carrello, selezioni l’orario di consegna e te lo consegniamo dai 20 ai 60 minuti dovunque sei a Milano”.
Solo su Milano?
“Al momento si”.
Come si finanzia?
“Tanto sudore e poche ore di sonno. A maggio dell’anno scorso abbiamo vinto un programma di incubazione, Impact Hub, a Milano grazie al quale abbiamo ricevuto 50 mila euro di finanziamenti: 20 mila e 30 mila di servizi. Da lì abbiamo costruito il laboratorio di produzione, abbiamo assunto corrieri e personale e stiamo crescendo. Adesso stiamo chiudendo dei round di finanziamenti per crescere più velocemente e riuscire a servire tutti al meglio”.
L’attuale ossessione della forma fisica, anche legata al body shaming, come viene gestita da Feat Food e dai suoi partner?
“Noi abbiamo un servizio, Feat Pack, ed è mirato a intervenire su queste tematiche. Non puntiamo ad avere l’addominale o il gluteo perfetto perché quello è facile da ottenere. Ma più che altro deve essere la sensazione che una persona prova quando sta bene con se stessa, vive in salute e si piace. Si tratta semplicemente di avere la tranquillità mentale che molte volte si perde con le diete. E, quindi, per rimediare alla tipica frase “Ho mangiato le patatine, adesso non posso magiare per una settimana”, noi offriamo un servizio dieta e allenamento personalizzato e ogni consegna è personalizzata nelle grammature. Siamo portatori della dieta flessibile: puoi veramente mangiare quello che vuoi nei limiti dei cibi salutari, però senza stare a pesare ogni singolo pasto. Ciò che conta è l’introito calorico settimanale o mensile. È inutile stare a guardare il singolo pasto o la singola giornata: se mangi 2000 calorie in un pasto e poi bilanci il resto della settimana, il risultato lo raggiungi comunque. Da questo punto di vista, cerchiamo di aiutare le persone fornendo un supporto sia psicologico sia nutrizionale attraverso una persona dedicata che si interfaccia con il cliente tramite whatsapp, mail o Skype in modo che possa seguire la dieta in tranquillità. Con il nostro servizio vogliamo aiutare la gente a migliorarsi.
Avete avuto casi di disordini alimentari?
“Si, ci abbiamo parlato e lavorato. In futuro vorrei inserire una figura professionale nel supporto psicologico che affianchi i nutrizionisti e i personal trainer, per supportare le persone con patologie più gravi come la bulimia o l’anoressia”.
Nel sito ci sono degli articoli di alcuni blogger. Come avete trovato queste persone?
“Network, fondamentalmente. Sono persone che sposano la causa e scrivono volontariamente. Andiamo a selezionare le persone che si allineano maggiormente ai nostri valori: scrivono come si sentono, raccontano la loro esperienza. Adesso abbiamo una nostra blogger che condivide le ricette fitness salutari mostrando come è semplice cucinare e mantenersi in forma con gusto e senza andare a cercare i fritti”.
Qual è la tua ricetta per sentirti bene e avere un corpo che ti piace?
“Come già detto, è fondamentale il bilanciamento tra alimentazione e allenamento. Per stare bene con il mio corpo, devo stare bene inizialmente bene con la mente. Questo si ottiene con la consapevolezza dei cibi introdotti e dell’allenamento. La soluzione migliore è affidarsi a qualcuno competente perché procedere da autodidatti è rischioso sia per la salute mentale che fisica. In secondo luogo, bisogna procedere per gradi senza avere la pretesa di avere immediatamente il fisico degli angeli di Victoria’s Secret. Quindi andare in palestra, fare le cose con regolarità e capire i propri limiti nel breve periodo tenendo d’occhio l’obiettivo di lungo termine. Sanità mentale, alimentazione corretta (prevalentemente vegetariana), consapevolezza e serenità. Man mano che vai avanti vedi che stai meglio con te stesso, ti senti meglio, prendi il ritmo con la palestra e l’alimentazione: è un circolo virtuoso. Adesso io mi sento male se non vado in palestra e a mangiare fuori dalla mia dieta: grazie a questo programma sto davvero bene, non mi ammalo più da tre anni”.
Parli sempre di sanità mentale, tu come hai raggiunto la tua?
“Difficilmente, ancora non sono tanto sano. Mi rendo conto che devo stare prima bene con me stesso e con la vita che faccio. Rispetto agli angeli di Victoria’s Secret o ad altre celebrità, ho ritmi diversi: sto seduto otto, dodici ore per lavorare. È inevitabile, ognuno ha i suoi tempi, le sue necessità. Possiamo raggiungere gli obiettivi solo prendendo consapevolezza di quello che si fa e si mangia in vista dell’obiettivo di lungo termine. Da quel momento arriva la serenità perché il traguardo non è l’addominale, ma stare meglio”.
Ultima domanda. Cosa ti aspetti dal futuro?
“Ho 24 anni, il futuro è ancora lungo. Al momento vorrei far capire alle persone che mangiare bene è semplice e che ci sono delle soluzioni per farlo. Poi, vorrei crescere con Feat Food per aiutare le persone e successivamente portarlo in altri Paesi d’Europa: Berlino, Londra e Parigi”.
Non in Italia?
“In Italia sarebbe molto bello però purtroppo l’unica città realmente aperta a questo tipo di prodotto è Milano”.
Come mai?
“Perché le altre città hanno una concezione diversa della pausa pranzo: hanno più tempo e quindi preferiscono tornare a casa oppure hanno qualcuno che si occupa di preparare i pasti, anche se questo non si concretizza sempre in un pasto sano. Un servizio del genere verrebbe rifiutato perché preferiscono mangiare qualcosa di preparato in casa, anche nella convinzione di spendere meno. In realtà è un’illusione: una confezione di salmone al supermercato costa circa sei euro, il nostro piatto completo di contorno viene a costare sette euro consegna inclusa. È tutta una questione di percezioni che le altre città rifiutano e per noi non ci sarebbe business”.
In Europa?
“Fondamentalmente le capitali, Parigi, Berlino, Londra, che hanno una mentalità e un mercato molto aperto. Pensa che a Berlino molte famiglie non hanno neanche le pentole in casa”.