Cattiva maestra televisione? Data la circostanza sembrerebbe proprio di sì.
Se a tutto ciò aggiungi la cattiva informazione il gioco è presto fatto. È l’effetto mediatico dell’ascesa dell’autodifesa al femminile, ahimè protagonista indiscusso di alcuni noti talk show televisivi nonché amato genere diffuso in rete. Basta infatti digitare poche e semplici parole su Internet e come per magia si viene letteralmente bombardati da neonati corsi in palestra, meglio se sbrigativi e liquidabili in poche settimane, improvvisati maestri di difesa personale pronti ad insegnarci come evitare uno stupro con il semplice uso di una penna o centinaia di video tutorial che in poco più di tre minuti impartiscono lezioni di vita e di autodifesa per donne desiderose di trasformarsi in pochi istanti nelle nuove Uma Thurman versione Kill Bill. Tutto ciò per chiedersi: è tutto vero? O è l’ennesima moda da media digitali che mistifica la realtà al costo di un clic su Youtube?
A sentire lui, non c’è niente di più irreale e di mistificato. E lui è Federico Tisi, da oltre 15 anni il maestro di Jiu Jitsu Brasiliano numero uno del nostro Paese. Una carriera spesa per creare l’eccellenza in una delle discipline più note a livello mondiale. A Roma ha costruito la più grande accademia italiana della disciplina e per lui la difesa è un’arte. Una filosofia. Una disciplina appunto.
Maestro, perché negli ultimi anni si è assistito ad un boom di corsi fai da te di autodifesa?
Da professionista credo innanzitutto che a livello mediatico il danno sia stato causato dall’aver scambiato una disciplina per una moda. E come tutte le mode è esplosa con il proliferare di principi applicati alle discipline del fitness. Questo capita da sempre. Nella mia carriera di maestro di Jiu Jitsu brasiliano mi sono ritrovato talvolta a dover spiegare che in palestra non si viene per diventare dei Karate Kid o dei moderni Jean Claude Van Damme. Il Jiu Jitsu può essere sì divertimento, ma è autodisciplina, benessere, emotività.
Non crede quindi al concetto di autodifesa al femminile?
Non ci credo assolutamente se inteso come un qualcosa di ascrivibile ad un corso fatto due volte a settimana dando pugni ad un sacco in palestra o a un weekend passato ad apprendere tecniche base o peggio ancora ai tutorial di Youtube. Dobbiamo capire che la difesa personale non è insegnabile in poche ore ad una persona che non sa combattere o ad una persona che non sa difendersi.
Si spieghi meglio.
Io sono contro il richiamo ai falsi miti e ad alimentare false sicurezze, soprattutto nelle donne. È impensabile che solamente con la spiegazione di qualche tecnica, una donna possa difendersi da un tentativo di stupro o da un tentativo di rapina. Il combattimento è emotività e colei che non è abituata ad affrontare ansia, paura e stress ha perso in partenza.
Insomma, è il dilettantismo che fa male alla disciplina.
Esatto. Discipline come il Jiu Jitsu brasiliano, ad esempio, hanno bisogno di anni di apprendimento. Bisogna imparare ad approcciarsi alla cultura del combattimento, alla cultura dello sport stesso. È uno stile di vita e come tutte le arti deve essere interiorizzato, compreso e messo in pratica.
Quale è la percentuale di donne che frequenta la sua accademia?
Se la paragoniamo alla frequenza maschile, direi il 10% del totale.
Cosa insegna alle donne che le richiedono di acquisire degli elementi di autodifesa?
Innanzitutto la prevenzione, che è una nozione base spesso tralasciata da chi si improvvisa maestro di autodifesa. Insegno l’evitare di trovarsi in situazioni di pericolo e soprattutto insegno come ci si può divincolare da eventuali situazioni di pericolo. Questo non significa che le mie allieve non sapranno difendersi od effettuare un combattimento. Ma occorreranno anni di pratica per fare sì che da quel tipo di situazioni ci si sappia difendere col combattimento.