Tra le tante start up che negli ultimi anni sono state fondate, una in particolare, creata nel 2016 a Milano, sta attirando l’attenzione del mercato: si chiama Impact eMedia ed è la prima startup italiana completamente dedicata ai media. Spieghiamoci meglio: l’agenzia realizza nuovi sistemi editoriali multi-piattaforma, specializzati nella diffusione di notizie dedicate alle televisioni e agli operatori del settore.
Dai primi di maggio, Impact eMedia ha anche lanciato un’iniziativa di equity crowdfunding finalizzata alla creazione di Index Media Exchange, un marketplace online local-to-global, una piattaforma che ha come scopo la distribuzione di materiali audiovisivi per siti di informazione, magazine e programmi tv a livello internazionale.
Abbiamo intervistato Corrado Griffa, CFO e co-fondatore di Impact-eMedia, per capire meglio come questo progetto sia stato sviluppato e quali gli obiettivi da raggiungere in futuro.
Come e quando nasce la vostra start up Impact eMedia?
“La società è stata costituita ufficialmente nel giugno del 2016 come start up innovativa, è stata poi anche iscritta come benefict company. L’idea imprenditoriale è nata invece parecchio tempo prima, ci stiamo lavorando dalla primavera del 2015. Massimo Mazzanti e Fabrizio Viscardi, sono stati loro ad avere questa idea inizialmente, io mi sono aggregato successivamente”.
Di cosa si occupa principalmente questa start up?
“Abbiamo tre linee di business che andremo a sviluppare se possibile in contemporanea, altrimenti in stretta sequenza. Il primo è un market place, un mercato dell’informazione che commercia con tutti quelli che sono gli elaborati, i servizi e i documenti della comunicazione. La seconda attività, collegata alla prima, è di essere un’agenzia, quindi un soggetto che intermedia tra chi produce e chi consuma contenuti audiovisivi. La terza linea è lo sviluppo rapido di un canale televisivo monotematico che tratti della sostenibilità in senso lato, che parli non solo del terzo settore ma di tutto quello che riguarda la comunicazione, dal bilancio delle imprese a cosa queste aziende fanno. Questo canale sarà sviluppato molto presto in lingua italiana e anche in lingua inglese per essere esportato in altri paesi”.
A inizio maggio avete anche lanciato un progetto di equity crowdfunding per Index Media Exchange.
“Si, ufficialmente è partito il 28 aprile, operativamente diciamo dai primi di maggio. Abbiamo come obiettivo di raccolta 600 mila euro, questo il nostro traguardo. Riterremo comunque giusto accettare offerte superiori a 300 mila euro”.
È la prima volta che una media agency ricorre a uno strumento di finanza alternativa: perché avete scelto proprio questo canale?
“Sotto questo punto di vista ci definiamo dei pionieri. Abbiamo scelto questo canale per svariati motivi: il nostro primo obiettivo è quello di essere una public company, quindi una compagnia con un azionariato diffuso. Il secondo motivo è che altri canali di raccolta diversi dal crowdfunding non sono disponibili per una start up. Quindi, dopo aver analizzato pro e contro, abbiamo ritenuto che lo strumento dell’equity crowdfunding fosse funzionale da un lato per il successo della raccolta, dall’altro per confermare la società come la prima public company nel campo dei media in Italia e, a quanto ci risulta finora, nel mondo. Stando alle nostre ricerche, nessuna società simile alla nostra ha ancora utilizzato uno strumento come quello del crowdfunding”.
Come, secondo voi, una piattaforma come quella di Index Media Exchange sarà accolta sul mercato italiano?
“Vogliamo creare una nuova modalità di business, vogliamo essere un po’ disruptive rispetto alla situazione attuale, dove da una parte chi produce non sa come caricare il contenuto prodotto sul contenitore media, dall’altra c’è una grande concentrazione di acquirenti. Riteniamo quindi che questo modello possa essere sicuramente utile sia per i produttori che per gli utilizzatori di contenuti che potranno aver accesso a una pluralità di fornitori molto ampia”.
Quali gli obiettivi futuri che sperate di raggiungere?
“L’obiettivo immediato è ovviamente il successo dell’equity crowdfunding. L’obiettivo successivo, dal punto di vista del business, è di avere lo stesso modello di business replicato non solo in lingua inglese, ma anche francese, araba e cinese nel giro di poco tempo, 24-36 mesi al massimo. Quindi di essere operativi anche su altri mercati. Dal punto di vista finanziario, vogliamo portare ai nostri investitori i risultati attesi, quindi una significativa redditività in termini di ritorno sull’investimento”.
Se anche tu vuoi prender parte alla campagna di equity crowdfunding di Impact eMedia, clicca qui.