In un report pubblicato dalle Nazioni Unite, il 2048 è citato come anno in cui la totalità delle specie marine collasserà se lo sfruttamento degli oceani e il cambiamento climatico continueranno ai livelli attuali.
L’interdipendenza di ogni forma di vita acquatica è alla base della biodiversità marina, origine di circa la metà dell’ossigeno che respiriamo, rendendo ogni singola specie di fondamentale importanza per l’equilibrio del pianeta. Il Mediterraneo, con le sue caratteristiche ecologiche uniche ma allo stesso tempo a stretto contatto con la realtà industriale occidentale, rappresenta una risorsa strettamente a rischio. Misure di tutela come legislative europee o l’istituzione di aree protette al suo interno si stanno rivelando i principali mezzi di salvaguardia impiegati ma la capacità di implementare prontamente queste misure, impegno spesso delegato agli enti nazionali, è più che mai compromessa.
È il caso dell’Area Marina Protetta del Plemmirio di Siracusa, santuario per specie altamente a rischio, dove i confini del Parco vengono puntualmente infranti da un bracconaggio incontrollato.
Carabinieri, Polizia Ambientale e Guardia Costiera non hanno le risorse per appoggiare i guardia parco. L’impegno civile, a terra, assorbe totalmente le istituzioni creando l’impossibilità di occuparsi dei crimini ambientali. Competizione per i fondi, scarsa coordinazione e non divulgazione d’informazioni, mancanze croniche del sistema civile attuale, non fanno che favorire ulteriormente lo sfruttamento illegale dell’area protetta.
Nel 2014 Sea Shepherd, associazione non-profit votata alla conservazione marina, fa della situazione del parco del Plemmirio la ragione per una prima campagna in acque Italiane: viene lanciata Operazione Siracusa con l’obiettivo di fermare il bracconaggio in un ecosistema così critico per il Mediterraneo.
La MV Brigitte Bardot, trimarano progettato per circumnavigare il globo a tempo di record e donato all’associazione, approda a Siracusa con il suo equipaggio di volontari e inizia un processo senza precedenti. Battendo la bandiera del Jolly Roger, simbolo di un’organizzazione più volte accusata di pirateria e eco-terrorismo e protagonista di inseguimenti tra volontari e bracconieri in alto mare, agirà appunto da polo di coordinamento tra Carabinieri, Polizia Ambientale, Guardia costiera e personale del parco per opporre all’attività illegale un’attività consistente e organizzata. Oltre a questo, riuscirà a fornire la forza lavoro mancante per pattugliare il santuario ogni notte.
L’estate del 2014 si conclude con un enorme successo e una perfetta coordinazione tra le forze dell’ordine e l’equipaggio Sea Shepherd. L’associazione dimostra quanto il passato ai limiti dell’illegalità sia adesso propulsivo per l’implementazione della legge internazionale e nazionale e raccoglie un invito a future collaborazioni.
E proprio pochi giorni fa, i primi di giugno, è stata annunciata Operazione Siracusa 2016. L’equipaggio Sea Shepherd è tornato in acque siciliane ed è già operativo. L’ottimo rapporto costruito con le istituzioni fa presagire la possibilità di stabilire un impegno consistente nel tempo grazie al quale dei volontari riusciranno a fornire il supporto mancante alle forze dell’ordine per implementare efficacemente la protezione ambientale.
Si tratta di un modello di diffusione crescente, tramite il quale la Civil Society si fa carico dell’implementazione di servizi d’interesse comune, non autonomamente o in opposizione ma affiancando le autorità nazionali e regionali. Una soluzione al problema cronico di implementazione che, a Siracusa come nelle Galapagos, in Indonesia o in Antartide, si sta dimostrando incredibilmente efficace.
Bianca Thiglia