Quando si parla di imprenditorialità femminile e, più in generale, di “donne in carriera” si tende, spesso anacronisticamente, a percepire come minore in numero la presenza di questa categoria rispetto ad una maggioranza di lavoratori-imprenditori uomini. In contrapposizione alla percezione comune, secondo i dati rilasciati da Unioncamere[1], negli ultimi tre anni le aziende guidate da imprenditrici sono cresciute di 32.000 unità nel nostro Paese, per arrivare ad incidere per il 21,83% sul totale delle imprese italiane: il 12% di queste aziende “rosa” sono capitanate da giovani imprenditrici under 35.
Quali altri dati abbiamo a disposizione per comprendere se questo trend potrebbe avere base solida in futuro? Per rispondere a questa domanda, o per lo meno rilevare un fenomeno che possa sostenere questo andamento positivo, vorrei citare un movimento in crescita: le Junior Enterprise. Nate in Francia nel 1969, queste micro-aziende operano nel campo della consulenza e sono interamente formate da studenti-consulenti che lavorano su base volontaria. Le JE[2] si stanno espandendo sul territorio italiano e mondiale: in Italia si contano 19 Junior Enterprise e Junior Initiative[3], per un totale di circa 500 giovani “JEurs” (Junior Entrepreneurs) di cui circa il 35% è rappresentato da studentesse.
Come possono queste Associazioni contribuire all’incremento ed al mantenimento dei dati riportati da Unioncamere? Creando una cultura meritocratica e parità di genere a partire dalle Università. La realtà delle Junior Enterprise, infatti, è ampiamente formata da donne, il 41% delle quali è Responsabile di un’Area funzionale all’interno dell’Associazione. Queste studentesse ricoprono cariche di prestigio e responsabilità, senza che lo statuto preveda quote rosa obbligatorie: in una Junior Enterprise su due almeno un membro del Consiglio di Amministrazione è donna. Lo stesso C.d.A. di JADE Italia – confederazione “ombrello” sotto la quale rientrano tutte le JE e JI[4] italiane – è formato per il 50% da figure femminili.
La speranza è che il trend positivo dell’imprenditorialità femminile venga sostenuto non tanto da quote obbligatorie ex lege, ma da una forte e radicata cultura che nasce in primis in piccole realtà “aziendali”, quali, ad esempio, le Junior Enterprise. La base volontaria, la giovane età degli associati, la mentalità imprenditoriale che viene “allevata” e la comunità che si crea intorno a queste associazioni, permette di sviluppare una coscienza comune che va al di là del genere e che si basa sul merito. L’imprenditorialità femminile, in questo ambiente innovativo e dinamico, ha una base solida per crescere con le generazioni dei millennials, che si affacceranno a breve nel mondo del lavoro.
Tutti parlano dei giovani dicendo che sono il futuro, ma per dare veramente un futuro ai giovani e rendere la norma, e non un’eccezione, l’imprenditorialità femminile è necessario coltivare e dare spazio nel presente ad iniziative che permettano di costruire un’etica lavorativa che vada oltre al genere e premi il merito.
Giulia Campanati
Responsabile Commerciale JECatt – Junior Enterprise Cattolica
[1] http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/12/15/unioncamere-chiude-giro-italia-record-aziende-femminili_c9i6UmWSBgbK8fl5OkIzFM.html?refresh_ce.
[2] Junior Entreprise.
[3] Le Junior Initiative sono Associazioni studentesche che ambiscono a diventare Junior Enterprise. Esse vengono sostenute nella loro formazione da Junior Enterprise consolidate, che prendono il nome di Junior Madrina.
[4] Junior Initiative.