Dall’apertura del Pioneer Fund di Boston nel 1928 – il primo fondo d’investimento etico a proporre ai propri clienti, perlopiù religiosi, prodotti finanziari che non fossero correlati con l’industria delle armi, dell’alcool, del gioco d’azzardo e del tabacco – l’ethical screening (in italiano “selezione etica”), ossia la pratica di includere o escludere dei titoli da un portafoglio – indipendentemente dalla loro redditività – sulla base di un giudizio morale rivolto alla condotta del beneficiario dell’investimento, è divenuta una pratica assai diffusa.
In India, dove manuali di “Etica e Valori” sono, assieme a quelli di Storia e Geografia, parte integrante del curriculum scolastico, oggi una piccola ma influente comunità d’investitori Giainisti chiede l’istituzione di un nuovo indice borsistico che corrisponda ai principi del loro credo – la non-violenza e la santità della vita.
Il Giainismo – religione indiana non-teistica tra le più antiche al mondo – prescrive ai propri adepti la ahimsa – “l’assenza del desiderio di arrecare danno” – verso tutti gli essere viventi, e predica l’indipendenza spirituale e l’uguaglianza tra tutte le forme di vita – dal verme all’uomo. Facendo pernio su tali dogmi, la dottrina giainista prevede l’adozione di una forma estrema di vegetarianesimo: la dieta dei fedeli esclude, oltre alla carne, pesce e uova, anche la possibilità di mangiare alcune verdure – tra cui patate, carote e tutte quelle che vengono sradicate dal terreno, per evitare, al momento della raccolta, di uccidere accidentalmente vermi ed insetti. I più devoti sono soliti coprirsi la bocca con una mascherina per prevenire l’inalazione dei moscerini (vedi la foto di copertina).