Cavolo Cinese E Lactobacilli: Ecco il Kimchi

È finita l’ondata del cibo di strada. E se il trend nascente del food orientale non troppo gettonato – i ramen e i noodles primi tra tanti – sembra essere all’inizio, il meglio deve ancora arrivare. E non dal Giappone e neppure dalla Cina.

Il kimchi viene dalla Corea ed è un vero e proprio simbolo del paese. Non soltanto perchè rappresenta la tradizione culinaria del paese, ma anche – e soprattutto – perchè si tratta di un piatto di origine antichissima. Ed è consumato moltissimo ancora oggi. Basti pensare al fatto che nel paese, quando si scatta una foto, al posto dell’americanissimo “cheese”, i coreani dicono “kimchi”. Chi lo ha assaggiato, conferma che il suo gusto particolarissimo non ha eguali: è una prelibatezza per pochi (ancora). Ma che cos’è questo strano piatto? Il kimchi è un mix di verdure e spezie. I suoi ingredienti sono parecchi e viene consumato da chiunque in Corea. La composizione si divide in due parti diverse: verdura da un lato e, per l’appunto, spezie dall’altro. Ma non si tratta di verdure “all’occidentale”: tutt’altro. Solitamente si prepara con foglie di cavolo cinese fermentate a lungo in salamoia, ma a seconda della stagione si possono utilizzare anche cipolle, rafano e cetrioli. A queste vengono poi aggiunti aglio, peperoncino e zenzero. Un mix incredibile per i nostri palati, sicuramente abituati a sapori più soft. Ma il kimchi non è soltanto buono, ma anche sano. Proprio grazie alla fermentazione da salamoia e all’acido lattico, il kimchi è ricco di lactobacilli. Questi batteri (che non sono assolutamente nocivi per l’apparato umano), aiutano la digestione e sembra anche che aiutino le infezioni da lieviti.

kimchi food corea

Consumato a colazione, pranzo o cena, il kimchi è una pietra miliare nella storia della Corea. Nel paese, infatti, oltre al festival del kimchi nella città di Gwangju – che dura ben quattro mesi – , esistono un museo e un istituto per il kimchi. Insomma: questo piccolo, graditissimo bocconcino è un vero e proprio motivo di orgoglio. Del resto come non dargli torto. Il kimchi è nato tra il primo e il settimo secolo avanti Cristo e il metodo di produzione, guarda caso, non è scelto per caso: mantenere verdure sotto sale, infatti, era un modo per conservare verdure quando queste venivano a mancare, e nei paesi con lunghi inverni, come Cina o Corea, era adottato dalla maggior parte delle genti. E se un tempo il tutto si lasciava per parecchio tempo in grandi giare di pietra, oggi il kimchi viene fatto riposare in barattoli di vetro. Il peperoncino, invece, è stato introdotto alla fine del 1700, quando venne importato dal Giappone.

kimchi barattoli chopstick

Oggi le varietà di kimchi sono quasi infinite, ma sembra un piatto che sempre più si sta diffondendo al di là del suo paese di origine. È versatile, gustoso, salutare e va bene anche per i vegetariani o addirittura i vegani. Da provare assolutamente. E se per caso, una volta degustato, vi creerà dipendenza, nessun problema, esiste persino un sito che spedisce – in tutto il mondo – un barattolo di kimchi ai più nostalgici palati.