La Stregoneria in Papua Nuova Guinea: Quando la Superstizione si Trasforma in Sessismo e Crudeltà

Si chiamava Kepari Lanieta ed era una giovane madre papuana di appena 20 anni quando è stata brutalmente torturata e arsa viva a Mount Hagen nel 2013. Laccusa? Stregoneria. Gli abitanti del villaggio erano giunti alla conclusione che fosse lei la causa della morte di un bambino, e non la malattia che lo aveva colpito allo stomaco. Ecco cosa succede quando il semplice concetto di destino, fortuna o sfortuna, viene barbaramente estremizzato, portato al suo punto di non ritorno. Tradizioni radicate nella cultura difficili da estirpare, la stregoneria non è solo questo in Papua Nuova Guinea: gli omicidi di donne accusate di praticare magia nera aumentano di anno in anno, un problema destinato a degenerare in mancanza di interventi decisi e mirati provenienti da Port Moresby, sede del Parlamento.

Dopo quasi 600 anni dall’Inquisizione Spagnola, la caccia alle streghe continua a mietere vittime. Organizzazioni locali e internazionali stanno agendo su più fronti per fermare questo fenomeno, ma i risultati stentano a vedersi. Amnesty international invoca misure urgenti da parte del governo, che per il momento ha deciso di abrogare una legge emanata nel 1971, che prevedeva sconti di pena e mano leggera per qualsiasi atto compiuto a contrastare la stregoneria, omicidio compreso.

Nonostante la Papua Nuova Guinea si stia avviando verso un percorso di modernizzazione, la mancanza di omogeneità tra centri abitati e paesaggi rurali ha permesso a queste credenze di continuare a sopravvivere. Spesso le autorità del luogo non sono riuscite a compiere il loro lavoro e la causa è da ricercarsi in quell’alone di omertà che si crea dopo questi crudeli atti barbarici infondati. La fame di violenza spinge le persone a usare il pretesto della stregoneria per abusare e violentare le donne, principali vittime di questa ferocia. Quelle giudicate colpevoli hanno quasi sempre dei tratti in comune: si tratta di ragazze o anziane senza nessun maschio in famiglia in grado di poterle difendere, vedove e madri, su cui destinare le colpe di tutte le sfortune.

Per rendere l’idea di cosa voglia dire essere donna in Papua Nuova Guinea si può citare una frase di Elaine Pearson, direttrice di Human Rights Watch: La realtà scioccante è che la maggior parte delle donne in Papuasia sperimenterà almeno una volta durante il corso della loro vita uno stupro o unaggressione fisica. Essere di sesso femminile in paesi come questo è considerato ancora una colpa. Il governo dovrebbe prendere decisioni più drastiche, atte a proteggere e tutelare i diritti di determinate persone, appellate come streghe per colpe che non hanno, uccise da un contesto di arretratezza culturale e retrogrado che solo aiuti esterni possono modificare.