Le Crisi Umanitarie Dimenticate nel 2015 e le Possibili Evoluzioni per il 2016

Non sono solo le guerre a provocare morte e distruzione. Catastrofi naturali, quali terremoti o siccità, discriminazioni razziali, regimi dittatoriali, violenze urbane, gang di strada: sono molte le cause che possono portare a una crisi umanitaria. Tuttavia, non tutte queste emergenze ricevono la giusta attenzione dai mass media. Spesso vengono riportate ed analizzate troppo poco o, peggio ancora, si smarriscono troppo facilmente nel flusso quotidiano di notizie.

Secondo quanto riportato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) sono quattro le emergenze classificate “L3” (che nel sistema globale di classificazione è il livello più preoccupante): Iraq, Sud Sudan, Siria e Yemen.

L’agenzia Reuters ha redatto, invece, un elenco delle cinque crisi umanitarie in atto nel 2015 e “dimenticate” da media e opinione pubblica.

La prima riguarda l’America Centrale, in particolare paesi come El Salvador, Honduras e Guatemala, dove alcune delle piaghe più pericolose sono le gang delle periferie e la violenza di strada. Problematiche dalle quali centinaia di migliaia di persone cercano disperatamente di scappare.

La seconda riguarda il Sud Sudan, dilaniato da una guerra civile dal dicembre 2013: a causa dei dissidi tra il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar l’odio etnico tra Dinka e Nuer si è infiammato e, nonostante l’accordo di pace firmato dalle parti in agosto, si assiste ad un continuo rimpallo di responsabilità con continue accuse di violazioni dei diritti. La crisi del Sud Sudan è sempre più drammatica visto che la guerra civile ha spinto le popolazioni ad abbandonare i villaggi, rinunciando alle attività di agricoltura e di pastorizia: si stima che oggi 2,4 milioni di sud sudanesi soffrano gravemente la fame. Nel dicembre 2014 le Nazioni Unite hanno aperto un fondo e lanciato un appello per aiutare il Paese, ricevendo la sola risposta di Kenya, Uganda ed Etiopia. La crisi del Sud Sudan detiene quindi un altro, triste, primato: quello di emergenza più sottofinanziata al mondo.

Un’altra crisi umanitaria che non è più possibile ignorare riguarda il conflitto etnico-religioso nella Repubblica Centrafricana. Questo, scoppiato durante i primi mesi del 2013 quando alcune milizie musulmane Seleka hanno preso il controllo di alcune zone a maggioranza cristiana, che hanno reagito creando milizie anti-Balaka, ha causato sin dai primi tempi migliaia di vittime. Secondo l’OCHA la situazione è grave: 2,7 milioni di persone hanno necessità di cibo, acqua potabile, servizi medico-sanitari. Quasi 500.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case per scampare ai combattimenti e altrettante hanno lasciato il paese.

Lo Yemen è un’altro di quei conflitti dimenticati, all’interno del quale i civili soffrono la carenza di aiuti internazionali e vivono sulla propria pelle la violenza proveniente da entrambe le parti in conflitto. Oltre 6.000 sono le vittime del conflitto e circa l’80% della popolazione yemenita, oltre 21 milioni di persone, necessitano di aiuti umanitari per sopravvivere. Secondo Claire Bourgeois, coordinatrice regionale dell’UNHCR, “la sofferenza che causa questo conflitto è straziante. Ascolto continuamente racconti di donne, bambini ed anziani che hanno effettuato la pericolosa traversata per raggiungere Gibuti, l’Etiopia o la Somalia pur di fuggire dalla carestia e dalle zone di conflitto”.

rifugiati in yemen

La quinta crisi umanitaria è relativa ad un evento naturale: l’impatto che El Nino ha su vaste aree del pianeta. El Nino, detto anche ENSO , è un fenomeno climatico periodico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni cinque anni. Etiopia, Malawi, Papua Nuova Guinea, Haiti ed Honduras sono i paesi maggiormente colpiti dai suoi effetti. A causa del riscaldamento della superficie dell’Oceano Pacifico e dell’influenza dei venti, El Nino provoca siccità, devastanti inondazioni e piogge torrenziali su vaste aree del pianeta, spazzando via i raccolti. Secondo il parere degli esperti nel 2016 si potrebbe assistere a un rafforzamento della corrente di El Nino, che potrebbe essere quindi un protagonista in negativo delle cronache ambientali ed umanitarie dell’anno che verrà.

Durante il 2016 si potrebbe assistere, inoltre, a un’incremento delle crisi umanitarie: le zone orientali della Repubblica Democratica del Congo e la guerra civile in atto in Burundi, ma anche un possibile ritorno dell’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale. I destini di Siria ed Iraq restano un enorme punto interrogativo ma secondo molti esperti è prevedibile un’escalation di violenza a partire già dai primi mesi del prossimo anno. La situazione più critica sotto questo profilo è forse quella in Libia, dove alla crisi politica e sociale si somma una crisi umanitaria destinata ad ingigantirsi nei mesi a venire, sopratutto dopo il possibile ed auspicabile accordo tra il governo di Tobruk e quello di Tripoli.

L’Ucraina è un altro fronte caldo: nonostante coprifuoco e accordi poco convinti, infatti, si continua a sparare sia al confine con le zone separatiste sia all’interno delle stesse e il rimpallarsi di responsabilità non fa altro che aggravare una situazione umanitaria già molto precaria e che nel cuore dell’Europa non si registrava da almeno 25 anni.