Le Grandi Aziende Si Schierano a Favore del Pianeta e Mettono Trump alle Strette

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Sono più di 600 le imprese e i grandi investitori privati che vogliono combattere il cambiamento climatico e che hanno firmato una lettera indirizzata al neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump, affinché cambi i suoi programmi politici, finora ritenuti distruttivi per l’ambiente.

Una lettera era già stata presentata al tycoon alla fine dello scorso novembre, subito dopo il risultato delle elezioni. Oggi ad aziende come Monsanto, eBay, Levi Strauss e Staple, si sono aggiunte anche Campbell Soup, Johnson & Johnson e il New York State Retirement Fund (ossia il fondo di pensionamento dello Stato di New York).

I CEO delle società e i più grandi businessmen americani sperano di far leva sulla carriera da imprenditore di Donald. Tanti altri prima di loro, come Bill Gates e i grandi del tech, hanno cercato di far pressione su Trump affinché cambiasse la sua politica a favore dell’ambiente, ma nessuno finora sembra esserci riuscito.

La notizia della lettera arriva in contemporanea con le prime sedute del Senato per definire quelli che saranno, a partire dal 20 gennaio, i componenti di gabinetto. E i nomi scelti da Trump fanno tremare tutti i sostenitori della salvaguardia ambientale. Ad esempio, pare che Scott Pruitt, ex procuratore generale dell’Oklahoma e una dei maggiori esponenti contrari al Clean Power Plan (Piano per le Energie Pulite), sia stato nominato capo dell’ Environmental Protection Agency.

E non finisce qui. Sembra infatti che il segretario preposto al tema Energetico sia Rick Perry, ex governatore del Texas, lo stato americano leader nella produzione di petrolio e di energia eolica. Perry, mentre da una parte sosteneva l’espansione e lo sviluppo degli impianti di energia sostenibile, dall’altra faceva dello scetticismo sul cambiamento climatico, uno dei capisaldi della sua campagna alle elezioni presidenziali del partito repubblicano del 2012.

Inoltre, Trump sembra voler nominare Rex Tillerson, uscente CEO di ExxonMobil, una delle principali compagnie petrolifere statunitensi, come Segretario di Stato. Una decisione definita dagli ambientalisti come “un errore epico”.

Mentre Trump inizia quindi a formare il suo gabinetto, gli ambientalisti si preparano alla battaglia, il tutto mentre gli studiosi continuano a denunciare le conseguenze del surriscaldamento globale. Per ultima, la ricerca condotta della Standford University, in cui si sottolinea come l’aumento della temperature sia non solo un male per l’ecosistema ma anche per l’economia: non solo i raccolti agricoli saranno meno fruttuosi, ma anche la produttività dei lavoratori sarà ridotta drasticamente.

Il Sustainability Accounting Standards Board, organizzazione no-profit che definisce gli standard di incidenza del cambiamento climatico su aziende e investitori, presieduto dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, ha stimato che le conseguenze del cambiamento climatico toccheranno la maggior parte delle aziende statunitensi. Stiamo parlando, secondo le stime, di circa il 93% del totale delle imprese a stelle e strisce.

Dati che preoccupano tutti, tranne Trump. Staremo a vedere se la lettera inviata dalle grandi aziende toccherà il tycoon o se il prossimo governo statunitense sarà presieduto da grandi capitalisti e scettici del cambiamento climatico.