Il prossimo 30 Novembre prenderà il via a Parigi la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Climate Change Conference), che, si prevede, segnerà un momento importante nella coordinazione internazionale per la lotta all’inquinamento globale. C’è chi, però, si sta muovendo in anticipo: Gli Stati Uniti hanno, infatti, presentato ufficialmente all’ONU un documento secondo il quale si impegneranno a ridurre le emissioni di gas sera del 28% dei livelli del 2005 entro il 2025.
Un impegno non da poco per una nazione che fino ad adesso non si è certo distinta per i propri impegni in tale ambito (non è tra i paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto). Proprio per tale motivo si sono levati molti dubbi sull’effettiva attuabilità di tale progetto: le emissioni di gas inquinanti dovrebbero essere ridotte del 1,2% annuo fino al 2020, e del 2,8% annuo dal 2020 al 2025.
Le ultime analisi disponibili rafforzano tali dubbi: molto difficilmente il paese a stelle e strisce riuscirà a portare a termine gli impegni presi nel 2009 (che prevedevano una riduzione del 17% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020).
Dalla Casa Bianca trapela, però, ottimismo: secondo Brian Deese (senior advisor presso Obama) e Todd Stern (special evoy per i cambiamenti climati) gli impegni presi possono essere portati avanti estendendo la legislazione attuale, (come il Clean Air Act) e proseguendo sulla strada intrapresa con gli accordi del 2009.
Alle evidenti difficoltà tecniche di un progetto di tale portata (il cui impatto sull’economia e sulla società americana non sarà di certo irrilevante) si uniscono, però, anche problematiche di carattere politico: il senato, a maggioranza repubblicana, è convinto ad utilizzare tutte le armi in proprio possesso pur di ostacola i piani di Obama.
Le parole di Mitch McConnell, senatore del Kentucky e capogruppo della maggioranza in senato, a tal proposito sono chiare: “considerando che due terzi del governo federale degli Stati Uniti non hanno ancora siglato il Clean Power Plan () e che 13 stati si sono impegnati ad ostacolarlo, i nostri partners internazionali dovrebbero muoversi con cautela prima di entrare in un accordi inattuabile”.
Se l’impegno preso dal presidente Obama per ridurre le emissioni di gas serra dovesse andare a buon fine, sarebbe certamente un segnale forte verso un’economia più sostenibile, ma il timore che tale atto sia solo una mossa politica di dubbia attuabilità è comunque forte.