Ogni grande successo nasce da un’idea. Che detto così sembra anche semplice. Del resto si tratta solo di un fulmineo passaggio mentale, una repentina combustione innescata dal palesarsi più o meno improvviso di una necessità. E se c’è chi le necessità le crea, come i pensatori di Cupertino, in grado di farci avvertire il bisogno di un telefono che sostituisca il partner in quasi tutte le sue principali funzioni, c’è anche chi le necessità le indaga.
È il caso di Raffaele Sollecito. Classe 1984, barese, ingegnere informatico. Salito agli onori (e agli orrori) della cronaca in seguito all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, trovata morta la notte di halloween del 2007 nel suo appartamento a Perugia. Per Raffaele è l’inizio di un tragico e surreale ping pong giudiziario: arrestato quattro giorni dopo il delitto, viene condannato in primo grado dalla Corte d’Assise di Perugia nel 2009. Due anni dopo la corte d’appello ne dispone la scarcerazione per non aver commesso il fatto. Nel 2013 la Cassazione non solo annulla la sentenza assolutoria ma chiede il trasferimento e la ripetizione del processo a Firenze. Qui Sollecito è nuovamente dichiarato colpevole, e viene condannato a 25 anni di reclusione con divieto d’espatrio. Nel 2015 la quinta sezione della Suprema Corte lo assolve definitivamente, annullando senza rinvio la sentenza di condanna. Oggi, dopo una vicenda giudiziaria durata otto anni, Raffaele torna a far parlare di sé. Questa volta per scelta. La sua scelta, nonché la sua idea, si chiama Memories e a breve sarà reperibile al dominio www.beonmemories.com. Non è un social network, non è un sito di e-commerce. Ci siamo chiesti cosa sia. E abbiamo lasciato che a raccontarcelo fosse lui.
Come è nata l’idea?
“L’idea è partita quando ero in carcere, nel 2007, e volevo in qualche modo raggiungere il ricordo di mia madre, scomparsa due anni prima. Ho iniziato a pensare a come poterla commemorare. Sì, avrei potuto rivolgermi a mio padre o ai miei familiari chiedendo loro di portarle dei fiori, ma poi l’ingegnere informatico che è in me ha prevalso”.
Deformazione professionale.
“Esatto, la mia passione per la programmazione mi ha portato a chiedermi “ma possibile che non esista un modo migliore? Qualcosa di immediato e semplice che mi aiuti in questo senso?”.