Padova. Con oltre 10.000 presenze attese era iniziata la Green Week, manifestazione che affronta a 360 gradi il tema della green economy e della sostenibilità. Dall’1 al 6 marzo “Io non spreco”, è stato il fil rouge dell’intera iniziativa promossa da VeneziePost e GoodNet, territori in rete.
Si è partiti con “Le fabbriche della sostenibilità”, una serie di visite, incontri e dibattiti presso le aziende più “verdi” del Triveneto. Tutto è nato dalla terra, con la cura e l’impegno che Agricola Grains le dedica dal 1991 (anno di pubblicazione del primo regolamento europeo sull’agricoltura biologica). Questa consolidata realtà del settore agroalimentare biologico, con sede ad Arre in provincia di Padova, è leader nello stoccaggio e trasformazione di cereali, colture proteiche e semi oleosi, ed affianca i produttori da ben 25 anni promuovendo e valorizzando la produzione biologica. Sono infatti oltre 1500 le aziende agricole certificate che conferiscono ad Agricola Grains le loro produzioni. L’azienda è operante in tutto il ciclo di vita del prodotto fornendo sementi bio a garanzia di una totale tracciabilità. Ma l’agricoltura biologica conviene? Bio non implica soltanto un minor impatto ambientale e un’alimentazione nettamente più salubre, ma, numeri alla mano, è anche fonte di redditività e di un non trascurabile ritorno economico per il mercato agricolo. Agricola Grains si pone una grande sfida per il futuro: la realizzazione di una filiera bio, 100% italiana.
Nello stesso scenario di attenzione all’ambiente si è inserita la storia di Cielo e Terra. Più di cento anni fa, nel cuore della campagna veneta, Giovanni Cielo inizia la sua fortuna producendo le prime bottiglie di vino. L’azienda costituisce oggi un modello di leadership nel comparto vitivinicolo integrando valori di natura etica all’interno della propria strategia competitiva e prestando particolare attenzione all’impatto ambientale del suo core business. La scelta di produrre facendo propri i principi di tutela ambientale si sviluppa nella gestione dell’intera filiera partendo dalla produzione e culminando nella vendita. Tradizione, tecnologia, persone, materiali, recupero: questi i pilastri che permettono ogni giorno a Cielo e Terra di svolgere in modo eccellente il proprio lavoro. La riduzione degli sprechi avviene attraverso un packaging più leggero, il recupero di risorse idriche tramite modifiche ad alcune linee produttive e il riciclo dei supporti siliconati delle etichette è all’ordine del giorno nella gestione della cantina.
Last but not least, è da considerarsi un vero orgoglio italiano l’azienda Lago: un innovativo brand di design per la casa, simbolo di alta qualità del prodotto (aggiungiamo inoltre, altamente percepita dal mercato internazionale). Lago fa davvero la differenza nel settore, non solo per il suo inconfondibile stile leggero e flessibile, ma soprattutto per la sperimentazione del Life Cycle Assessment durante l’ingegnerizzazione dei suoi prodotti. Un team aziendale di professionisti effettua una valutazione quantitativa dell’impatto ambientale del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, andando a ottimizzare l’uso di risorse ed evitando di conseguenza inutili sprechi, arrivando fino a progettare lo smaltimento piuttosto che il riutilizzo dei materiali.
“Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente grande” – A. Olivetti. “Il tour delle fabbriche” ha permesso di toccare con mano tutto questo lanciando sfide tanto per le imprese ospitanti quanto per gli studenti ospiti. Tre giorni ricchi di stimoli intellettuali e discussioni che dimostrano come il cambiamento sia reale e condiviso, ma come soprattutto sia il frutto dello sforzo quotidiano di persone che non si arrendono ad una società che non funziona.
Concluso il rush delle “fabbriche”, la Green Week ha proseguito a Trento, dove per 3 giorni si è tenuto il festival “Io non spreco”. L’evento si è aperto con i ringraziamenti e gli auguri da parte del sindaco Alessandro Andreatta, per poi spostarsi velocemente nel vivo della questione. Si è partito con la geopolitica della Green Economy, con ospiti il petroliere Massimo Nicolazzi e il banchiere Alessandro Profumo. Centrando il tema della conferenza, parlano ampiamente della recente crisi petrolifera ma ottengono l’effetto di smorzare gli ardenti spiriti della platea, proiettando pessimismo e scetticismo riguardo l’effettiva possibilità di poter sperare in un mondo più responsabile in tempi brevi. In questa “falsa partenza” si salva solo il professor Innocenzo Cipolletta, presidente del CdA dell’Università di Trento, il quale guarda al calo del prezzo del greggio come a una fisiologica conseguenza del calo della domanda (asiatica e non) auspicando una rapida ripresa dei consumi in Europa. Una voce fuori dal coro che suona intonata in mezzo a una serie infinita di numeri e scenari, i quali trovano poco spazio in un’iniziativa che dovrebbe promuovere, e non abbattere, lo sviluppo di nuove fonti di energia.
Nonostante l’inizio in sordina, l’onda verde continua e guadagna forza quando con l’architetto Giorgio Strappazzon si parla di Smart City – Green City. Parte con la realizzazione dell’orto botanico di Padova e ricorda che “la Terra è fondamentalmente il pianeta delle piante e la botanica è il nostro futuro”. Il concetto di Smart non può dunque essere slegato dal concetto di Green. Ciò non è però sufficiente e propone una sua visione riguardo al passaggio da una società materiale ad una immateriale, in cui gli oggetti della quotidianità sono oggi in grado di “dialogare” tra loro. Auspica un’evoluzione dei cittadini in Smart People, individui in grado di sfruttare le potenzialità offerte dalla modernità, in modo responsabile. Tramite l’internet delle cose, le attività di questi individui possono essere raccolte in enormi masse di dati (i cosiddetti Big Data), che se misurati e monitorati possono dare grande slancio all’implementazione di nuove politiche Smart. La giornata si conclude magistralmente con il concerto “silenzioso” del maestro Mario Brunello, il quale ci insegna ad apprezzare la voce delle cose e della natura in un silenzio che, se ascoltato, è in realtà carico di musica.
In tema di Sharing Economy, invece, lo slancio arriva da Francesco Gabbi, fondatore della start-up Abito, ed Angelo Rindone, fondatore di Produzioni dal Basso, due imprenditori che hanno fatto della collettività la propria forza. Da questi si è passati a parlare di spreco: spreco alimentare, un’onta pesante 1,3 miliardi di tonnellate all’anno; spreco di rifiuti, o in ottica circolare, di materie prime secondarie; spreco di suolo. Riguardo quest’ultimo aspetto, Duccio Rocchini, ricercatore di Biodiversità ed Ecologia Molecolare presso la Fondazione Mach, fornisce un interessante spunto su come le nuove tecnologie possono correre in aiuto (di nuovo) delle politiche ambientali. Durante l’evento ha raccontato come, tramite le immagini satellitari, sono in grado di rilevare con assoluta precisione lo stato della flora, della fauna e del suolo in una determinata area, potendone così monitorare i mutamenti nel tempo e comprenderne i trend in atto per attenuarli o addirittura invertirli. La sessione si è poi chiusa in allegria con i premiati conduttori della trasmissione radiofonica Caterpillar, Massimo Cirri e Sara Zambotti. Noti alle recenti cronache per aver candidato la bicicletta al premio Nobel, hanno raccontato di come l’idea è nata e del perché la bicicletta costituisce veramente un segno internazionale di pace, per cui merita di essere premiata.
Infine, il professor Jan Olof Lundqvist dell’International Water Institute di Stoccolma ha parlato dello stato attuale delle risorse idriche nel mondo, e offerto un interessante spaccato sui consumi di acqua giornalieri.
Di questa settimana verde, dopo tutte le aziende visitate e tutte le parole spese in materia, ciò che resta davvero è però lo spirito dei ragazzi che vi hanno partecipato. Uno spirito di cura, attenzione e passione per il mondo che ci circonda, per il lavoro che si fa e per le persone con cui si entra in contatto. Ragazzi da tutta Italia, ragazzi appassionati, ragazzi diversi, cresciuti in realtà diverse, ma tutti con un unico grande pensiero: la speranza viva che insieme, il mondo, lo si cambi davvero.
di Andrea Ballor e Camilla Mariani per Green Light for Business