Perché abbiamo bisogno di più finanza al femminile?

donna innovazione

La finanza è da sempre un settore dominato dagli uomini, ma oggi più che mai è necessario affrontare le sfide economiche che si prospettano per le donne, specialmente in industrie in cui sono sempre state discriminate o rappresentate solo in esigua minoranza.

Il termine “gender investing gap” indica il differenziale che esiste tra il numero di investitori e il numero di investitrici: le donne risultano complessivamente meno partecipi nella gestione della ricchezza personale e della famiglia.

Negli ultimi anni sono state implementate politiche aziendali di employer branding volte a coinvolgere maggiormente le studentesse per stimolarle a candidarsi. Tuttavia, questo avviene per posizioni entry-level, ma il numero delle donne diminuisce drasticamente se ci si sposta verso posizioni senior.

Asset management:

Il report “Missing persons: gender balance in asset management” dimostra la necessità di rappresentazione femminile nel settore della gestione dei fondi e suggerisce alcune best practices per trovare un equilibrio. Ad oggi la percentuale di donne che gestisce o co-gestisce fondi è solo del 7%, dato estremamente preoccupante. Inoltre, la finanza comportamentale dimostra che esistono diversi elementi a favore delle donne: commettono meno errori cognitivi degli uomini e sono maggiormente analitiche nei processi decisionali. Infatti, il 59% delle donne predilige investimenti a basso rischio, anche se leggermente meno redditizi.

Finanza sostenibile:

Le donne investitrici prestano più attenzione rispetto agli uomini alle tematiche ambientali e sociali e quindi vanno alla ricerca di investimenti con un impatto positivo sulla società e sul pianeta. Il 77% delle investitrici, infatti, ritiene fondamentali nel mondo della finanza i temi ambientali, di governance e sociali, e sostiene che l’integrazione di aziende con un alto ESG score nel proprio portfolio faccia aumentare i profitti.

Buona parte degli investimenti delle donne si indirizzano ad aziende caratterizzate dalla presenza di programmi contro il gender pay gap e programmi dedicati alla possibilità di conciliare il lavoro e la famiglia.

Inoltre, il 66% delle investitrici preferisce sostenere aziende in cui siano presenti donne nei CdA e nel top management delle aziende.

Private equity:

Una ricerca condotta da HEC Paris ha dimostrato che la gender diversity nel private equity contribuisce all’aumento delle transazioni di successo. I team misti, infatti, hanno rendimenti più elevati e un minor rischio di fallire rispetto ai team composti unicamente da uomini. Andando ancor più nel dettaglio, nella fase di Leverage Buyout i team con almeno una donna hanno ottenuto un rendimento superiore del 12% rispetto a quelli composti da soli uomini.

Inoltre, le donne tendono a mantenere gli investimenti mediamente più a lungo perché mirano ad una profonda trasformazione dell’azienda target, che viene venduta solo quando si realizza il massimo potenziale di valore creato.

Nonostante questi incredibili risultati, nel settore del private equity abbiamo un altro dato allarmante: soltanto il 9,4% dei ruoli executive è occupato da donne.

Per concludere, è assolutamente necessario incrementare la presenza delle donne in ruoli executive nel settore finanziario, in modo tale che sia l’economia sia la società possano trarne beneficio, tramite politiche pubbliche e aziendali di inclusione mirate a colmare questo importante gap.

 

Laura Ieni