Poverty-Environment Mainstreaming: un Nuovo Modello di Sviluppo

Poverty Environment Mainstreaming

Siamo abituati a vedere i paesi che definiamo “in via di sviluppo” come quelli dai processi energetici meno efficienti, che viaggiano sull’onda dei combustibili fossili, che nella loro corsa per raggiungerci si ritrovano a seguire un modello più economico ma meno sostenibile. Incassiamo le loro accuse quando ci ricordano che anche noi abbiamo fatto altrettanto, neppure un secolo fa, per arrivare dove siamo ora e non abbiamo il diritto di aggravare la loro sfida per un benessere superiore con del buonismo ambientale.

Questo dialogo ha creato un ingiustificato dualismo, l’opposizione tra sostenibilità e sviluppo, svuotando il termine “sviluppo sostenibile” della sua credibilità. Alcuni credono in un sistema di crescita economica indiscriminata a spese dell’ambiente, fiduciosi che una volta raggiunto il giusto livello di ricchezza si potrà porre rimedio alle spese ambientali di tale percorso.

Mentre questa come opposte teorie vengono discusse, proprio dai quei paesi “in via di sviluppo” arrivano esempi concreti di come dualismo–sostenibilità vs. sviluppo- sia del tutto fittizio. Stanno proponendo un nuovo approccio, l’integrazione a livello di politiche nazionali di povertà e ambiente (povety-environment mainstreaming). Garante di questo processo è la Poverty Environment Initiative (PEI), programma di supporto di questa integrazione delle Nazioni Unite.

È il caso del Laos, aperto agli investimenti esteri. Ha iniziato proponendo solo minime restrizioni per attirare gli investitori per creare lavoro, avanzamento tecnologico e sviluppo.

Nel distretto di Thateng, profondi fossi circondano i villaggi. Sono stati costruiti da una compagnia che produce gomma, per evitare che il bestiame degli abitanti entri nelle sue piantagioni. Tutto il terreno in Laos è proprietà dello stato e la compagnia ha ottenuto una concessione di 50 anni per la piantagione, poi estesa causando la deportazione di venticinque abitanti e prevenendo l’accesso dei rimanenti alla foresta, loro fonte primaria di sostentamento. Nessuna compensazione o territorio sostitutivo sono stati proposti, enfatizzando il danno socio-economico alla comunità locale.

Questo è solo uno dei tanti casi di land-grabbing da parte degli investitori. Territori indigeni, parchi nazionali e aree focali per la biodiversità sono messi in vendita, senza contare la mancanza di regolamentazione che porta gli investitori a comportamenti come l’irresponsabile disposizione di rifiuti chimici o deforestazione indiscriminata – anche grazie al fatto che i contratti cessione territoriale sono spesso scritti dalle compagnie stesse.

In questo contesto, il benefico portato dagli investimenti è relativo. Per porre rimedio al problema, il governo laotiano ha intrapreso un processo di riforma: la creazione di un contratto standard che impegni la compagnia a creare lavoro, rispettare standard ambientali e di riduzione della povertà. Prima di approvare nuovi progetti inoltre, revisionerà tutti quelli già approvati. In questo modo sia lo sviluppo che l’ambiente e l’equità sociale saranno incoraggiati.

Anche in Malawi il conflitto tra riduzione della povertà e sostenibilità è stato preso in considerazione. Ad esempio, mentre il governo spende per la protezione delle foreste, i segmenti più poveri della popolazione vedevano nel disboscamento illegale un’importante risorsa. Lo stesso vale per lo sfruttamento delle risorse ittiche, primaria fonte proteica delle comunità costiere ma ormai completamente compromesse.

Nel 2011, per la prima volta è stato stimato il costo dello sfruttamento delle risorse ambientali malawiane: attorno al 5,3% del GDP ogni anno, più dei fondi allocati a educazione e salute nel 2009. È apparsa chiara la significatività economica e per lo sviluppo della protezione ambientale. Per questo, l’unità PEI è stata stabilita presso il Ministero della Pianificazione Economica e dello Sviluppo, a contatto con il centro della determinazione della politica nazionale. Il cambiamento climatico e la gestione sostenibile delle risorse influenzano significativamente ora l’orizzonte macro-economico malawiano. C’è ancora molto su cui lavorare ma alcune comunità già godono di reddito più stabile, più resilienza ambientale e opportunità imprenditoriali.

Questi e svariati altri esempi mostrano come non solo conciliare sviluppo e sostenibilità sia possibile ma anche come essi siano sinergici, risolvendo l’una le carenze dell’altro. La volontà di questi paesi di far diventare l’integrazione tra i due rilevante al livello di policy making sta permettendo cambiamenti a livello nazionale con impatto socio-economico diffuso nelle realtà più concrete, cambiando le regole del dibattito tradizionale sullo sviluppo.

 

Casi (Laos, Malawi) presti dalla pubblicazione congiunta UNEP-UNDP (2013) “Stories of Change,  from the UNDP-UNEP Poverty-Environment Initiative”

Foto di copertina: credit to shankar s.

Bianca Thiglia