Il procrastinare, inteso come la sporadica o cronica risposta all’impegno richiesto da un compito, è divenuto un problema assai diffuso nella nostra frenetica e complessa società moderna – dove il grande poeta T.S Eliot riteneva fossimo “distratti per distrazione dalla distrazione” – ed una pratica sempre più comune, in special modo, nell’ambiente accademico – ricercatori hanno stimato in un recente studio che negli Stati Uniti oltre il 70 percento degli studenti “presenta questo comportamento”.
E sebbene tale condotta possa essere in parte attribuibile ad una predisposizione biologica e sociale dei giovani individui a “rimandare a domani quello dovrebbero fare oggi” – secondo il Dr. Piers Steel, autore di The Procrastination Equation, “durante i primi vent’anni di vita stiamo ancora in una fase di sviluppo della corteccia pre-frontale, dove risiede la forza di volontà” – rimane un comportamento sconsigliabile, in particolare, se si è uno studente, e si tiene ai voti. Questo è quanto si evince da un recente studio condotto da David Arnott e Scott Dacko della Warwick Business School, presentato alla recente European Marketing Academy conference, in cui viene analizzata la relazione che intercorre tra la dilazione di un obbligo scolastico – la consegna di un assignment – e la sua valutazione finale.