Quando l’università costa troppo poco

Nel dibattito pubblico sulle tasse universitarie ci si interroga spesso sull’abolizione di queste, in nome di maggior giustizia sociale ed equità. Ma se ci fosse bisogno dell’esatto opposto, cioè di rette più alte, per garantire un sistema più corretto e funzionante?

Partiamo da due dati: in Italia, lo studente medio che frequenta un’università pubblica spende poco più di €1500 in tasse universitarie all’anno; la spesa annuale per studente è invece di €10000 circa. La differenza viene colmata dallo Stato, che sposta quindi i costi dell’istruzione superiore dagli studenti ai contribuenti. In questo modo la spesa è limitata da quanto lo Stato è disposto ad allocare per l’università, che in Italia è decisamente troppo poco.

Spesa per istruzione universitaria in rapporto a PIL, paesi OCSE

Ma se è vero che in Italia si spende troppo poco per l’Università, è anche vero che questo costo ricade solo in piccola parte sui diretti interessati: gli studenti, o meglio, le famiglie di questi che generalmente pagano la retta per i propri figli.
Dunque, cosa succede a lungo andare se la generosità pubblica non tiene il passo con i costi universitari? Più o meno quello che sta già accadendo: la mancanza di risorse necessarie porta a servizi inefficienti e va a compromettere la qualità dell’offerta formativa.

La soluzione a queste carenze? Aumentare le tasse universitarie, per quanto sia impopolare. Prima di pensare che quest’idea sia folle e ingiusta, fatemi spiegare.

Naturalmente l’aumento non deve essere arbitrario, ma volto innanzitutto ad aiutare coloro che si trovano in situazioni economiche difficili e a premiare gli studenti più meritevoli. Attualmente l’Italia è il terzultimo paese OCSE per percentuale di studenti che riceve aiuti finanziari sotto forma di borse di studio e/o prestiti agevolati (≈20% del totale). Con maggiori entrate si potrebbe ampliare la platea di beneficiari di aiuti economici, rendendo il mondo universitario più inclusivo e meritocratico. Conseguentemente, l’aumento dovrebbe interessare le famiglie che più sono in grado di pagare per l’istruzione dei propri figli, ovvero quelle più abbienti.

Il sistema universitario americano, criticabile sotto molti punti di vista, si basa su principio condivisibile: se uno studente può permetterselo e non è particolarmente brillante, paga per il servizio di cui beneficia, ovvero l’istruzione. Un esempio di questa politica è Berkeley, università pubblica facente parte dell’Università della California, con una retta universitaria di $14000. In questo modo l’istituto è in grado di offrire servizi funzionanti, finanziare attività di R&D, assumere professori estremamente qualificati e, così facendo, attrarre cervelli da tutto il mondo e sfornare futuri leader.
Un aumento delle tasse universitarie per lo studente “medio” renderebbe l’Università italiana più autosufficiente e in grado di garantire una migliore offerta formativa.

Un altro potenziale effetto benefico di questa politica sarebbe una diminuzione nel cosiddetto drop-out rate, ovvero nella percentuale di studenti che inizia un percorso universitario senza portarlo a termine. L’Italia è prima tra i paesi OCSE per quanto riguarda questo indicatore (≈55%). Secondo studi recenti, ad un aumento delle tasse universitarie corrisponde una diminuzione nel numero di studenti che non portano a compimento la facoltà intrapresa. Il motivo è semplice: cambiare percorso o abbandonare gli studi implicherebbe non solo una perdita in termini di tempo (come già avviene) ma anche un maggior spreco di risorse economiche.
Con rette più alte si potrebbe inoltre diminuire il numero di persone che iniziano un percorso di istruzione terziaria con poca convinzione/poco impegno (il costo farebbe da disincentivo), e la popolarità di facoltà con tassi di occupazione e stipendi post-laurea molto bassi.

Percentuale di studenti che portano a termine il percorso universitario scelto
Percentuale di studenti che portano a termine il percorso universitario scelto

Nessuno sostiene che l’università pubblica italiana debba costare €12000 all’anno per lo studente medio come in US, ma di un incremento più modesto beneficerebbero attuali e futuri studenti.

Fonti: OECD (2009), “How many students drop out of tertiary education?”, in Highlights from Education at a Glance 2008, OECD Publishing, Paris.; Education at a glance 2018, OECD

Photo credit: Vecteezy