Quante volte, guardando la televisione o navigando in rete, è capitato di imbatterci in filmati o documentari sullo sfruttamento minorile o sulle condizioni disumane in cui vivono le popolazioni orientali, obbligate a lavorare anche 20 ore al giorno per una paga misera? Tante, forse anche troppe. Tendenzialmente però, spento il pc o cambiato canale, quelle immagini restano nella nostra mente solo pochi minuti. Giusto il tempo di una saccente critica sociale e di una veloce indignazione.
Eppure, nonostante quella realtà sembri essere lontana anni luce, qualche responsabilità ce l’abbiamo anche noi. Almeno è quanto vuole tentare di farci capire Slavery Footprint, il sito web nato dal network Made In A Free World che vuole dimostrare ai suoi utenti le conseguenze dell’economia globalizzata. Inserendo i propri dati personali (età, residenza, genere) e alcune informazioni sul proprio stile di vita (tecnologia utilizzata, abbigliamento, abitudini alimentari), in pochi click è possibile avere una stima di quanti schiavi lavorano (indirettamente) per te ogni giorno.
Secondo un recente rapporto dell’ONU, sono i bambini la forza lavoro maggiormente sfruttata. In Ghana i minori spesso vengono venduti e impiegati a basso costo nella regione del Volta, mentre in India, un bambino su tre estrae la mica, materiale utilizzato per la produzione dei cosmetici. Senza contare che un terzo delle vittime del traffico di esseri umani ha meno di 10 anni. Una piaga in aumento (del 5%) rispetto agli anni precedenti. Una situazione drammatica che, secondo il Global Slavery Index, coinvolge più di 35,8 milioni di persone in tutto il mondo.
E se a noi sembra tutto così incredibilmente lontano, basti guardare le grafiche qui sotto per capire che alla fine la tragedia della schiavitù si nasconde dietro ogni cosa. Anche la più banale.
Se anche tu vuoi scoprire quanto la schiavitù incide sul tuo stile di vita, fai il test offerto da Slavery Footprint.